Intervista a Marco Martini, produttore musicale a Londra

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AEMORGAN

Londra è sicuramente uno dei luoghi nel mondo in cui l’arte trova terreno fertile per esprimersi liberamente, ragione per cui è meta di moltissimi artisti che qui provano a realizzare i propri sogni, rintracciando in questa città quella possibilità di concretizzazione che manca in altre. Talenti che arrivano da ogni parte del globo e certamente tantissimi anche dall’Italia.

Oggi incontriamo Marco Martini, produttore musicale che a Londra ha trovato ciò che in Italia sembrava mancargli: possibilità di crescita e soddisfazione professionale.

Da quanto tempo vivi a Londra, da quale città italiana arrivi e perché ti sei trasferito nella capitale britannica?

Vivo a Londra da quasi 9 anni, sono originario di Padova, ma arrivo da Milano, che è stata l’ultima città italiana in cui ho vissuto per 11 anni, dove facevo fondamentalmente lo stesso lavoro che faccio qui.

Mi sono trasferito perché volevo che la mia carriera, pur rimanendo in questo settore, prendesse un taglio diverso e mi sembrava che in Italia questo non fosse possibile, o almeno non allo standard a cui io aspiravo, cioè progetti commerciali di alto livello.

Qual è il tuo ruolo professionale precisamente?

All’epoca in cui mi sono trasferito ero un tecnico del suono, ora la definizione di produttore musicale è quella che mi si adatta di più. Produttore musicale ad ampio raggio, infatti continuo a lavorare come tecnico del suono registrando e mixando, ma mi occupo anche di arrangiamenti, di composizione e di sonorizzazione di pubblicità e documentari

Quali sono state le tue collaborazioni più importanti in Italia?

All’inizio della mia carriera facevo esclusivamente musica ed ho lavorato con artisti come Roberto Vecchioni, Patty Pravo, Edoardo Bennato e Loredana Bertè; dopo circa 3 anni ho cominciato a lavorare in un altro studio di Milano che si occupava di musica e post produzione in campo pubblicitario e lì ho fatto audio per tutti i brand più importanti del mercato, come Toyota, Vodafone, Telecom, Mercedes, ecc. Contemporaneamente nello stesso studio ho avuto la possibilità di usufruire di una sala musica in cui ho cominciato a mixare dischi come freelance. Le prime cose che ho fatto sono state per un progetto solista di Clara Moroni, la corista di Vasco e poi ho collaborato con un produttore italiano molto forte nel mercato pop latino, l’artista più noto per cui ho lavorato è stato Ricardo Montaner, una sorta di Renato Zero famoso in tutti gli stati di lingua spagnola.

Arrivando a Londra quali difficoltà hai incontrato?

Innanzitutto mi sono reso conto che tutti i miei crediti nel mercato italiano e latino, come anche i lavori pubblicitari, qui non contavano assolutamente niente.

Per cui è stato come ripartire da zero, aggravato dal fatto che avevo un inglese discreto ma non eccezionale, che non mi consentiva di comunicare con una fluidità pari a quella di un madrelingua. Inoltre qui in Inghilterra, c’è un modo di fare e di approcciare le persone completamente diverso dal nostro.

Quali sono le esperienze più importanti che hai fatto in questi anni qui a Londra professionalmente parlando?

Ho avuto l’opportunità di lavorare con alcuni artisti importanti come Ed Sheeran e i Mumford & Sons. L’esperienza piu’ appagante direi che e’ stata quella con George Michael. Ho lavorato per il suo tour orchestrale, facendo il mix broadcast dalla Royal Opera House, passando prima una settimana alla Royal Albert Hall e poi ulteriori lavori in studio legati sempre a questo progetto. E’ stata un’esperienza molto intensa ed affascinante perché ho lavorarato per una produzione veramente di alto livello.

Quali sono le tue aspettative da qui ai prossimi 10 anni in questo lavoro? Credi che rimarrai qui o cambierai destinazione?

Non credo che cambiero’ città, lo farei solo per andare a Los Angeles. Per ora è una possibilità remota, ma visto che le connessioni si stanno sviluppando sempre di più, non posso del tutto escluderlo.

Da qui a 10 anni è difficile fare previsioni, quello a cui aspiro è di lavorare a tempo pieno a progetti di alto livello.

Tornando indietro rifaresti la stessa scelta? Pensi ne sia valsa la pena?

Si, rifarei la stessa scelta e direi che ne e’ valsa la pena, anche se in fondo a Milano avevo un lavoro sicuro, ero assunto non mi dovevo preoccupare di trovare clienti, ma di contro, mi sentivo intrappolato in un mondo che non mi dava prospettive. Qui a Londra di prospettive invece ne vedo molte , ma non sono sempre facili da raggiungere, perché se è vero che hai dieci volte più opportunità, hai anche cinquanta volte più concorrenza!

Consiglieresti a chi fa il tuo stesso lavoro di trasferirsi qui e provare?

Dipende da cosa si è disposti a sacrificare, perché potrebbe andare bene, trovando molti lavori da subito, ma potrebbe anche non andare così.

Tu che cosa hai sacrificato e cosa hai guadagnato?

Ho sacrificato la tranquillità economica, ma ho guadagnato esperienze che in Italia non credo avrei mai fatto e oltretutto non sarei mai stato esposto alla quantità, qualità e varietà di talenti che ci sono a Londra e che qui confluiscono da tutto il mondo.

Credi che qualcosa in Italia cambierà?

Mi sembra che alcune cose stiano già cambiando, a livello musicale la qualità delle produzioni si sta adeguando a quelle americane e inglesi, manca purtroppo ancora il coraggio di osare e trovo che l’esterofilia imperante sia spesso piu’ una palla al piede che una fonte d’ispirazione.

Consiglieresti a chi te lo chiedesse un trasferimento a Londra?

Molti italiani stanno venendo qui a Londra pensando di “trovare l’America” e capita che qualcuno mi chieda consigli, che spesso non sono di cieco incoraggiamento all’emigrazione! Io vedo che in Italia c’è una visione molto ottimistica di Londra, come di una terra promessa che farà realizzare tutti i propri sogni. In realtà non è esattamente cosi, non dico che qui non ci siano opportunità, ma è necessario valutarle veramente bene. Secondo me venire qui per fare il commesso o il cameriere non ha molto senso. Se invece vuoi trasferirti perché hai aspirazioni in determinati campi professionali in cui l’Inghilterra eccelle, allora qui si puoi trovare l’opportunità che in Italia manca.

Per me l’eccellenza della musica e dell’audio in Europa si trova a Londra ed è il motivo per cui mi sono trasferito.