Dello slang: l’immigrato qualunque

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AEMORGAN

Domanda a bruciapelo: “senza pensarci, dimmi le prime tre cose che la musica pop ti ha insegnato”.
La mia classifica personale è :

– Se sei una cantante pop e non sai fare la spaccata, non servi a nessuno.
– Anche se la popstar del momento sta visibilmente invecchiando male, l’anno prossimo una giovane nuova leva chiappa tosta sarà pronta a prendere il suo posto.
– Qualsiasi frase, in inglese suona meglio.

Quest’ultimo insegnamento in particolare, diventa una verità ineluttabile una volta che si comincia a vivere in un paese anglofono.
Pur non avendo mai apprezzato gli inglesismi buttati alla cazzo di cane nelle frasi, ho dovuto chinare il capo alla realtà dei fatti. Avendo lavorato per anni nello spietato settore dell’Information Technology Milanese – dove anche la domanda più vaga e banale poteva venire seppellita da risposte contenenti uno smodato numero di parole come “Core Business” “Milestone” “Competitors” “Go Live” “Delivery Estimation” e la mia preferita in assoluto, l’inglesata coniugata in italiano:“Skillato”- pensavo di aver maturato una sorta di resistenza passivo aggressiva al fascino della “Parola bulla in inglese”. Ma il destino, beffardo per definizione, ancora una volta era pronto a smentirmi.

Una delle più lampanti evidenze della maggior presa della terminologia inglese rispetto a qualsiasi altra lingua, può ad esempio essere verificata facendosi un giro tra i negozietti di souvenirs. Basta solo una veloce occhiata merchandising legato all’Inghilterra e a Londra in particolare.

Passino i vari poster/adesivi/tazze/scopettini da cesso sul filone del “Keep calm and carry on”, fingiamo che non abbia abbondantemente stuccato e proseguiamo oltre. Questi tizi sono in grado di venderti delle magliette con scritto “MIND THE GAP”, cioé…qualcuno da qualche parte ha avuto la brillante idea di prendere un annuncio ripetuto costantemente in tutte le stazioni della metropolitana e renderlo una cosa appetibile. E’ praticamente l’equivalente di girare per Busto Arsizio con una t-shirt con scritto “attenti al gradino”.

La cosa ha però risvolti positivi nei rapporti umani. Non è raro che perfetti sconosciuti, soprattutto commessi, ti chiamino “Bro” (o “Brav”, che è fondamentalmente la stessa cosa ma molto più fico secondo me), che sono ovviamente entrambi abbreviazioni della parola “Fratello”. Cioé, proviamo ad immaginare l’effetto che farebbe se entrassi in un tabacchino in Italia ed il commesso cinquantenne col riporto, mentre porge le nazionali senza filtro, ti dicesse “Prego Frate”.

Meno informale e più diffuso, c’é il “Mate” ossia “compagno”. Mates è parecchio usato a diversi livelli, anche per indicare amici molto stretti: quando parli con qualcuno che ti racconta cosa ha fatto il giorno prima, ti dice che è stato coi suoi Mates…quindi anche questo rende particolare che chiunque ti chiami mate: amici, conoscenti, sconosciuti, passanti, gente che ti scrocca le sigarette, buttafuori.

TUTTI. Anche i poliziotti, le volte con cui ci ho interagito per ragioni varie, mi chiamavano mate. “Dove sei stato mate?” “Posso perquisirti mate?”, (esatto, te lo chiedono per favore anche se di solito girano in coppie alte un metro e ottanta, ma almeno ti fanno avere l’impressione di poter scegliere) insomma è un vero assopigliatutto.

Quando invece si tratta di sfoggiare l’etichetta – come ad esempio può essere il receptionist di un albergo verso il cliente, o simili – la regalità la fa da padrona. Diventi Sir. Prego Sir, compili questo modulo,non si preoccupi Sir le prepariamo la camera. You are welcome sir. Dai, quanto cazzo suona bene “YOU ARE WELCOME SIR“?

L’ultimo modo in cui gli sconosciuti possono chiamarti, diffuso parimenti sia tra i commessi dei negozietti di cui sopra, che ad esempio tra il personale delle pulizie negli uffici etc è “Boss“. Capo. Voglio dire, anche in italiano è talvolta in uso che qualcuno, magari per chiederti indicazioni o altro ti dica “Scusa capo”, ma anche qui devo purtroppo arrendermi all’evidenza che “Hey Boss”, suoni dannatamente meglio.

A proposito di indicazioni stradali, altra cosa diffusissima tra i passanti, soprattutto gli over sessanta, è una eccessiva glorificazione di ogni forma di aiuto. Se cedi il posto ad una anziana in metropolitana, dai indicazioni ad un signorotto, tieni la porta aperta ad una sciura, stai incredibilmente innalzando le probabilità che ti becchi la frase fatidica: “thanks, you are such a Star!”. Grazie signora,noi stelle siamo gentili ma umili: non doveva disturbarsi ma direi che mi ha decisamente svoltato la giornata…l’avessi beccata una dentiera fa io e lei avremmo fatto scintille.