Brexit: UE pronta a concedere un freno d’emergenza sulla libera circolazione a Londra

10817
AEMORGAN

È ancora presto per sapere con precisione cosa prevedrà l’accordo che verrà siglato tra Unione Europea e Regno Unito per determinare le condizioni d’uscita di quest’ultimo dall’organizzazione sovranazionale, dopo il risultato del referendum sulla Brexit dello scorso 23 giugno. Al momento il nuovo governo britannico, guidato da Theresa May dopo le dimissioni di David Cameron, non ha ancora richiesto l’attivazione dell’articolo 50 TUE per avviare il processo di uscita della Gran Bretagna dall’UE, ma le trattative informali sono già iniziate. Ecco quindi che arrivano le prime indiscrezioni da Bruxelles sulle concessioni che l’UE potrebbe fare al Regno Unito.

Prima del referendum, il premier David Cameron aveva raggiunto un accordo con Bruxelles con il quale venivano definite delle condizioni speciali nel caso il Regno Unito fosse rimasto nell’Unione Europa. In particolare, si prevedeva la possibilità, da parte del governo di Londra, di attivare un “freno d’emergenza” per sette anni: dall’entrata in vigore dell’accordo fino al 2023-2024, i nuovi lavoratori europei che sarebbero arrivati a Londra avrebbero potuto accedere a tutti i sussidi previsti dalla legislazione britannica solamente dopo aver risieduto nel Paese per quattro anni.

Sebbene l’accordo non abbia più valore visto il risultato del referendum, l’ipotesi di concedere un freno d’emergenza sulla libertà di circolazione al Regno Unito è tornata sul tavolo delle trattative. In questa maniera, il Paese potrebbe rimanere all’interno del mercato unito, avendo la possibilità di porre un freno all’immigrazione proveniente dai Paesi dell’Unione Europea e in particolare il loro accesso ai sussidi.

Inizialmente tale ipotesi è stata ostacolata dal Presidente francese François Holland, ma dopo il suo incontro con Theresa May, sembra che l’idea del freno di emergenza sia tornata alla ribalta. L’obiettivo è duplice: da una parte permettere al Regno Unito di rimanere nel mercato unico limitando lo shock a livello economico del Paese; dall’altra danneggiare il meno possibile il progetto europeo che risulterebbe da un completo divorzio tra l’Unione e Londra.

In ogni caso il freno d’emergenza avrebbe una durata limitata, ma potrebbe comunque durare tra i sette e i dieci anni. “Non vedo perché non potrebbe durare dai 7 ai 10 anni, ha dichiarato al The Guardian Nathalie Tucci, consigliera speciale di Federica Mogherini, l’alto rappresentante EU per la politica estera e di sicurezza comune, “avrebbe la stessa durata della deroga concessa agli Stati dopo l’ampiamento dell’Unione nel 2004”.

Se i diritti dei cittadini UE che già vivono in UK saranno garantiti in maniera permanente dal governo britannico, allora penso che potremo accordarci su una qualche forma di freno d’emergenze sulla libertà di movimento delle persone che potrebbe essere invocato quando il mercato del lavoro inglese è particolarmente sotto pressione”, ha dichiarato Hans van Baalen, l’europarlamentare olandese presidente dell’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa.

Il governo britannico aveva già annunciato che non ci sarebbero state conseguenze negative per chi già vive e lavora a Londra. “Non ho dubbi sul fatto che si possa trovare un accordo equilibrato”, ha detto Boris Johnson, nuovo ministro degli Esteri britannico, “nelle prossime settimane ne discuteremo sia all’interno del governo sia con i nostri partner e amici europei”.

“Tutti desideriamo fare rapidi progressi nell’interesse sia della Gran Bretagna che dell’Unione Europea. C’è un accordo da contrattare e prima possiamo siglarlo meglio è”.