“La difficoltà psicologica di vivere a Londra”

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AEMORGAN

Londra è il sogno di molti, tanto da essere stata recentemente disegnata come la meta turistica migliore al mondo dagli utenti di Tripadvisor. Tuttavia, vivere in questa immensa capitale cosmopolita può essere non semplice: lo stress, la concorrenza, i lunghi viaggi in metro o bus per raggiungere il luogo di lavoro o per spostarsi, il costo altissimo della vita, le convivenze con coinquilini sconosciuti sono solo alcuni degli aspetti che pesano sul londinese medio e che a lungo andare portano tanti abitanti della città a spostarsi altrove, dove la vita è meno frenetica e dove ci si può permettere di affittare una casa in proprio.

A tal proposito, abbiamo trovato un articolo interessante di Simon Kuper, giornalista di origini olandesi che emigrò a Londra con la sua famiglia quando era un adolescente, nel 1986, che dà una visione molto disincantata di quel che è Londra.

“Quando mi trasferii a Londra dall’Olanda nel 1986, rimasi scioccato”, ha scritto Kuper su FT Magazine, “I miei genitori avevano spremuto le loro finanze per comprare una casa in un quartiere anonimo senza la Tube. La mia scuola era pessima. Per spostarsi da qualsiasi parte ci voleva una vita. Ho scoperto anche il particolare clima di Londra del quale spesso non riesci a capire se sta piovendo o no”.

Sicuramente non un bell’impatto con la capitale, anche se per stessa ammissione dell’autore, negli anni la città è migliorata. “Certo, Londra è migliorata. Così come la maggior parte della città occidentali, da Dallas a Varsavia. Ma molte delle mie impressioni iniziali sono rimaste le stesse. Non è solo il fatto che Londra sia troppo cara, anche se questo è certamente vero; un altro grande problema che dovrà affrontare il nuovo sindaco, Sadiq Khan, è che la città è mediocre e deprimente”.

Paragonando la Londra di oggi a quella descritta dalla scrittrice Doris Lessing nel suo romanzo The Golden Notebook (1962), il giornalista continua: “Quando le persone parlano della dinamicità della Londra moderna, si riferiscono alla Londra centrale (quella conosciuta come “Zona 1” nel vocabolario dei trasporti pubblici). Ma per il resto è quella descritta da Doris Lessing. La bruttezza è difficile da rimuovere, perché è l’essenza di Londra. La maggior parte delle case sono state costruite nell’epoca vittoriana, o velocemente dopo la Seconda Guerra Mondiale, per una popolazione più povera e numericamente inferiore. La Londra odierna non è quindi vivibile come Manhattan o Parigi ma è troppo sovraffollata per offrire calma e spazio nei sobborghi della città”.

La maggior parte dei londinesi spende poco tempo nella Londra dell’immaginario collettivo. Una volta che sei ritornato dal tuo estenuante viaggio da pendolare alla tua casa da £500,000 (costo medio per Londra), con un salario medio da londinese pari a £33,800, probabilmente non tornerai indietro per fare un salto a Kensington per verificare quanto sia buono il nuovo ristorante aperto che tutti dicono essere magnifico. Al contrario, ti sdraierai sul divano auto-curandoti con lo Chardonnay. In inverno, le uniche volte in cui vedrai la luce del sole sarà probabilmente nei tuoi spostamenti in overground. E se un londinese medio fa fatica ora, aspetta di vedere cosa succederà quando i tassi alzeranno dell’1% e il tuo mutuo subirà un’impennata di migliaia di pound all’anno.”

“Non c’è da stupirsi, dunque, che i londinesi – nonostante abbiano i salari più alti del Regno Unito – abbiano la più bassa qualità della vita e che la maggior parte di loro pensi che “non ci siano molte cose per cui vale la pena vivere””.

Un ritratto sicuramente pessimistico quello di Simon Kuper, con cui alcuni si troveranno in accordo e altri sicuramente no. Ci sono aspetti del racconto del giornalista che sono oggettivamente veri – dal costo della vita (specialmente affitti e trasporti) ai tempi che ci vogliono per spostarsi in questa città grandissima – tuttavia la bellezza o la bruttezza della città sono molto soggettivi, così come il peso di abitare con altre persone in casa (dipende da più fattori) o di vivere nei quartieri lontani dal centro.

C’è chi ha bisogno di frenesia, di correre tutto il giorno e chi invece preferirebbe vivere in un posto più tranquillo; chi trova perfetta Londra per viverci qualche anno per crearsi un buon cv e poi andarsene, o, al contrario, chi pensa che valga la pena di trasferirsi nella capitale solo quando si ha una certa stabilità economica.

L’invito finale di Kuper è quello di spostarsi in un’altra capitale, anche europea, come Parigi: per esperienza diretta, avendo vissuto anche io nella capitale francese, è vero quando l’autore dice che la Ville Lumière è più a misura d’uomo, molto ben collegata e molto meno stressante. Dal mio punto di vista, sebbene oggettivamente bellissima, Parigi non mi ha però fatto innamorare tanto quanto Londra. Ma questo è solamente il mio punto di vista.