L’attentato in metro era terroristico? La verità della polizia e i consigli per la sicurezza

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AEMORGAN

L’attacco nella stazione metropolitana di Leytonstone di sabato 5 dicembre, dove un giovane ha tentato di sgozzare un uomo, secondo Scotland Yard potrebbe essere “un atto di terrorismo”. La conferma arriva su Twitter dal responsabile dell’antiterrorismo della polizia londinese, Richard Walton (https://twitter.com/metpoliceuk), il quale ha scritto: “Stiamo trattando la questione come un incidente terroristico. Insisto sul fatto di rimanere calmi, ma attenti e vigili. La minaccia terroristica rimane elevata, significa che un attacco terroristico appare probabile”.

Alle persone che erano nella metro o nei dintorni al momento dell’attacco, Walton chiede “di chiamare la hotline antiterrorismo di Scotland Yard al numero 0800789321”. A chi possiede immagini fisse o in movimento dell’attacco viene richiesto o di chiamare la hotline oppure di inviare i filmati tramite il sito.

Da diverso tempo l’antiterrorismo ha reso noto che durante le feste natalizie le città inglesi a rischio attentati sono Londra, Birmingham e Manchester. I bersagli ideali per i terroristi a Londra sono Oxford Street, Parliament Square, London Eye, St Paul’s Cathedral e Buckingham Palace. Luoghi non da evitare, ma dove stare attenti e vigili.

L’intelligence teme gli attacchi dei lupi solitari in quanto sono difficili da rilevare e neutralizzare per tempo. Sembra che miliziani dello Stato islamico, con passaporto britannico, sarebbero stati esortati a tornare in Gran Bretagna per compiere attacchi.

Un innalzamento dei livelli di sicurezza sta interessando anche la regina e i membri della Royal Family più in vista. Il Daily Telegraph rivela che il più esposto sembra essere il principe Harry, per il suo impegno, in qualità di ufficiale dell’esercito, in Afghanistan.

Ad esporre la Gran Bretagna ad una minaccia di attentati sempre più realistica è stata la decisione del Parlamento, il 2 dicembre, di approvare, con 397 voti favorevoli e 223 contrari, l’inizio delle operazioni militari in Siria.

Nella Camera dei Comuni il primo ministro David Cameron ha affermato: “Questi terroristi pianificano di ucciderci. Ci attaccano per quello che siamo, non per quello che facciamo”. Chiedendo poi ai parlamentari: “lavoriamo con i nostri alleati per distruggere questa minaccia, andiamo nelle roccaforti dei terroristi dove stanno complottando per uccidere gli inglesi, o ci sediamo e aspettiamo che loro ci attacchino?”.

Una dichiarazione di voto che ha spaccato il partito laburista britannico. Almeno 174 laburisti hanno votato con i conservatori del premier Cameron. In aula non sono mancate divergenze di vedute tra Cameron e Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, contrario all’intervento in Siria; il primo ministro ha apostrofato Corbyn e gli oppositori “simpatizzanti dei terroristi”.

Poco ore dopo il voto, aerei Tornado della Royal Air Force (Raf) sono partiti dalla base militare di Cipro per eseguire raid sul territorio siriano, che hanno colpito il campo petrolifero di al-Omar che si estende alle porte di Deir el-Zor, uno degli impianti estrattivi più vasti del Paese, controllato, dal luglio 2014, dai jihadisti che si servono del greggio venduto di contrabbando per finanziarsi. Colpiti anche diversi pozzi marginali.

Su Twitter il ministero della Difesa britannico ha annunciato di aver aumentato le forze in campo per i raid “contro Daesh” “inviando 2 caccia Tornado e 6 Typhoon alla base aerea della Royal Air Force ad Akrotiri (Cipro)”, a cui si aggiungono droni del tipo Mq-9 Reaper.

Il Segretario di Stato per la difesa, Michael Fallon, in visita alla base britannica a Cipro, ha detto: “Siamo di fronte ad un nuovo tipo di nemico che non fa richieste, non prende ostaggi, non vuole negoziare”, aggiungendo che la decisione di compiere raid in Siria contro lo Stato islamico “renderà la Gran Bretagna più sicura”.