Brexit: il Parlamento respinge anche il nuovo accordo tra UE e UK

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AEMORGAN

È arrivata un’altra pesante sconfitta per Theresa May che non è riuscita a convincere i parlamentari della Camera dei Comuni a votare a favore dal nuovo accordo sulla Brexit. Come da programma, nella serata di martedì 12 marzo, infatti, la House of Commons ha votato sull’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea rinegoziato a Bruxelles dal Governo britannico dopo che la prima bozza era stata rigettata dalla stessa Camera del Parlamento inglese il 15 gennaio scorso.

Inutili gli appelli della premier all’ala più estremista del suo partito e agli unionisti nordirlandesi per evitare, a sua detta, di andare incontro alla possibilità di una non-Brexit: sono stati 391 i voti contrari all’accordo e 242 i favorevoli.

Perché l’accordo sulla Brexit non è stato approvato?

Come mai il Parlamento britannico ha bocciato anche questo secondo accordo? Il punto principale, soprattutto per quanto riguarda il “no” di parte del partito conservatore e dei partiti che appoggiano il Governo esternamente come gli unionisti nordirlandesi, riguarda sempre l’Irlanda e la clausola del backstop (cioè il divieto di ripristinare barriere fisiche tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda). Non è bastata la concessione di Bruxelles, alla fine dei negoziati di ieri, di alcune “assicurazioni legali” al Regno Unito sulla possibilità di riversare il backstop unilateralmente dopo un periodo di tempo determinato e in mancanza di altre alternative.

Le concessioni, infatti, non hanno convinto i parlamentari già scettici, soprattutto dopo che, nel pomeriggio, Geoffrey Cox, procuratore generale che ha partecipato alle negoziazioni per dare una sua consulenza legale, ha dichiarato che “non si potevano escludere rischi” sulla permanenza del backstop per un tempo indeterminato.

Brexit: cosa succede adesso?

Adesso che la prima votazione è andata, nei prossimi due giorni se ne susseguiranno altre due, sempre al Parlamento britannico:

  • Domani, mercoledì 13 marzo, la Camera dei Comuni è chiamata a esprimersi sulla possibilità di uscita dall’UE il 29 marzo (quindi secondo la data stabilita per la Brexit) senza accordo. Le probabilità che l’ipotesi no-deal passi è molto bassa.
  • Giovedì 14 marzo, nel caso in cui la seconda votazione abbia dato esito negativo, i deputati saranno chiamati a esprimersi a favore o contro l’estensione dell’art. 50 TUE, ossia se lasciare o meno che Theresa May chieda ai 27 Stati Membri dell’UE di estendere le negoziazioni sulla Brexit oltre il 29 marzo, rimandando di fatto l’uscita dall’UE.

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