Coronavirus, il vaccino di Oxford causa una “forte reazione immunitaria”

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AEMORGAN

Il vaccino in fase di messa a punto dalla Oxford University in collaborazione con l’italiana Irbm di Pomezia si sta rivelando promettente. È ancora troppo presto per stappare lo spumante, ma se le cose andranno come sperato, potremmo avere un’arma efficace contro Covid-19 entro la prima metà dell’anno prossimo.

I risultati preliminari del vaccino in sperimentazione a Oxford danno risultati largamente positivi. La prima tornata di test clinici ha infatti dimostrato come sia possibile scatenare una “forte reazione immunitaria” nel 90% dei candidati. E con la dose di richiamo, la risposta del corpo è perfino più vigorosa.

I dati sono stati portati alla ribalta dalla pubblicazione su Lancet, e aprono uno spiraglio di speranza nell’epidemia che sta flagellando il mondo. Facciamo quindi il punto della situazione.

Come Funziona il Vaccino?

Il vaccino, chiamato tecnicamente ChAdOx1 nCoV-19, è stato prodotto a partire da un virus che causa il raffreddore negli scimpanzé, geneticamente re-ingegnerizzato per “somigliare” al Coronavirus. Cosa che a sua volta è stata resa possibile dalla famosa proteina Spike.

Quando il corpo umano entra in contatto con questo vaccino, inizia a produrre una risposta immunitaria che poi -se tutto va come previsto- si dovrebbe rivelare efficace anche contro il virus vero.

È Sicuro?

Si. Gli studi mostrano che nel 90% dei soggetti sottoposti al vaccino vengono prodotti antigeni neutralizzanti, vale a dire anticorpi che difendono le cellule dal Covid-19, neutralizzandone gli effetti biologici. In altre parole, il processo di neutralizzazione rende il virus non più infettivo o patogeno. Ma c’è un ma.

“Non conosciamo il livello necessario per una protezione” totale e duratura ma “possiamo massimizzare le risposte immunitarie con una singola dose” ha spiegato a BBC il Prof. Pollard.

La buona notizia è che non si registrano reazioni avverse importanti; purtroppo però il 70% ha sviluppato febbricola o mal di testa. Tutti sintomi transitori e gestibili con del comune paracetamolo.

La prof.ssa Sarah Gilbert, dell’Università di Oxford, spiega: “C’è ancora molto lavoro da fare prima che possiamo confermare se il nostro vaccino possa aiutare nella pandemia da Covid-19 pandemic, ma questi risultati preliminari sono promettenti.”

Cosa Succederà Ora?

Allo stato attuale, non è ancora chiaro se il vaccino può prevenire nuovi contagi o quanto meno lenire gli effetti del Covid-19. Sarà necessario testarlo su oltre 10.000 persone nella prossima fase di trial clinici in UK, prima di poter dissipare questi dubbi.

E per assurdo, proprio grazie al lockdown, il numero di malati in UK è sceso a tal punto che occorrerà coinvolgere persone al di fuori del paese per avere le risposte che ci servono: 30.000 negli USA, 2.000 in Sud Africa e 5.000 in Brasile.

Quando Verremo Vaccinati?

Se il vaccino supererà con successo tutti i trial clinici entro la fine del 2020, per dare inizio ad una vaccinazione di massa ci vorrà almeno un anno. Il governo inglese nel frattempo ha già prenotato 190 milioni di dosi di diversi vaccini, a seconda del primo che giungerà al risultato:

  • 100 million di dosi da Oxford
  • 30 milioni da BioNtech/Pfizer (basato sul codice genetico del virus)
  • 60 milioni da Valneva (virus inattivato)

Attualmente nel mondo si contano 23 vaccini in fase di trial clinico, e altri 140 in stadio preliminare di sviluppo.