Il declino di Londra, durante una delle crisi peggiori della sua storia

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AEMORGAN

Migliaia di posti di lavoro a rischio, attività che chiudono e sospetto per i trasporti pubblici, mentre i turisti sono spariti dai radar. Il destino di Londra, nel bel mezzo della pandemia di Covid-19, è in pericolo come non si vedeva da generazioni. Una delle capitali più vibranti e vive al mondo rischia di spegnersi, se la politica non saprà mostrare il coraggio richiesto da questo difficile momento storico.

“Central London di solito è una delle prime a uscire dalle trappole della recessione” ha dichiarato all’Evening Standard Nickie Aiken, MP per Cities of London e Westminster. “Ma stavolta temo temo che sarà una delle ultime regioni a riprendersi, e questo è grave perché Londra è il motore dell’intera economia inglese.”

Potrebbero volerci fino a 5 anni per arrivare ad un’economia pre-Covid, con un costo totale che alcuni studiosi quantificano in oltre 60 miliardi di Sterline.

Ecco perché non sorprende che, facendo sinistra eco ai Sala nostrani, Boris Johnson inviti da giorni i cittadini a “tornare al più presto al lavoro, se possono.” Il tutto mentre fino a ieri si ripeteva di evitare i mezzi pubblici e sul sito del governo si raccomanda ancora di “lavorare da casa, se possibile.”

D’altro canto, quei londinesi che prima si accalcavano in bus e uffici -causando l’aumento di traffico e inquinamento- poi pranzavano al ristorantino, soggiornavano in hotel, compravano il caffè take-away e bevevano la birra a fine giornata. Tutte attività che rischiano di chiudere dall’oggi al domani. E per avere un metri di paragone, basti pensare che a Canary Wharf sono tornati a lavoro solo 7.000 impiegati dei 120.000 originali.

Un recente sondaggio rivela inoltre che l’88% dei cittadini non si sente ancora a proprio agio nel prendere i mezzi pubblici almeno fino alla fine del 2020, e infatti i numeri di TfL mostrano un calo del fatturato pari all’80% e al 64%, rispettivamente per metro e autobus. E nel mentre, tra Brexit, lockdown e tutto il resto, milioni di europei, americani e cinesi rinunciano alla visita della capitale inglese. Ma se a Londra togli turismo e pendolari, di cosa vive la città?

Ad oggi, si stima che nel centro di Londra circoli un milione di pendolari in meno ogni giorno, rispetto a pochi mesi fa. Un ammanco che si sentirà presto anche altrove: la città di Londra infatti produce da sola 200 miliardi di Sterline ogni anno, cioè il 10% dell’intero PIL del Regno Unito.

La metà di tutto il turismo inglese veniva assorbito da Londra, ma le statistiche di VisitBritain parlano di una flessione di oltre il 59% nel numero di visitatori stranieri; frotte che avrebbero introdotto 16.8 milioni di Sterline nell’economia reale, e che ora spenderanno non più di 10.6 milioni.

Ci vorrà un poderoso colpo di reni per rimettersi in sesto, ma se la storia ci ha insegnato qualcosa è che Londra è resiliente, e probabilmente ce la farà. Tradisce ottimismo Tony Travers, rettore della London School of Economics and Political Science. “È qualcosa di completamente diverso da quel che è già accaduto: terrorismo, il bombardamento di Londra, colera o peste nera? È qualcosa che cambia tutto per sempre? Ciò non sembra plausibile.” Ma intanto, per milioni di londinesi, non si vede ancora luce in fondo al tunnel.