Lockdown locale a Londra, inevitabile se i contagi da Covid-19 non calano

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AEMORGAN

I nuovi contagi da Coronavirus, nella giornata di ieri, sono saliti a oltre 6.000 casi, e mentre il primo ministro britannico invita i cittadini a adoperare “disciplina e risolutezza” gli esperti sentiti dal Times ammoniscono: si rischia un lockdown locale a Londra, e soprattutto un secondo lockdown nazionale.

Con esattamente 6.178 nuovi casi complessivi di Covid-19 a livello nazionale, anche il Sud del Regno Unito si avvicina pericolosamente ai numeri che, solo la settimana scorsa, hanno portato all’inasprimento delle misure di distanziamento sociale nel Nord Est.

A inizio settimana, Kevin Fenton, responsabile sanitario per la Salute Pubblica Inglese a Londra, ha ammonito sugli effetti della “marea crescente di contagi da Coronavirus che sta verificando su ampie fasce d’età” nella capitale, invitando Sadiq Khan e i leader dei 32 borghi di Londra a prestare massima allerta.

A tal proposito, il sindaco della City si è detto favorevole non soltanto alle nuove restrizioni, incluso il coprifuoco dopo le 22, ma anche al telelavoro in ogni contesto in cui sia possibile; una posizione in contrasto con quella del governo che, se da una parte invita alla cautela e si lagna per le “troppe violazioni” delle regole sul Covid, dall’altra invitava fino all’altro giorno le persone a tornare sul posto di lavoro al più presto.

Ecco perché, martedì scorso, Khan ha sentito Boris Johnson per proporgli un pacchetto di restrizioni da applicare già a partire da lunedì prossimo, in aggiunta alle misure lanciate recentemente nel paese su pub, ristoranti e taxi.

“Credo fermamente che, sul fronte della salute pubblica e dell’economia, l’azione tempestiva sia da preferire a misure più draconiane in un secondo momento” ha scritto il sindaco su Twitter. “Entrerò più maggior dettaglio possibile coi cittadini di Londra, e su cosa significherà per loro, non appena ci saranno un’accordo con il governo.”

Tra le misure allo studio si parla di un uso estensivo della mascherina ovunque fuori casa, per tutti, e non soltanto sui mezzi pubblici; inoltre, la regola di social distancing tra persone che era stata accorciata da 2 metri a 1 durante l’estate, potrebbe essere ripristinata nella forma originale. Infine, nessuno dovrebbe tornare a lavoro se il luogo in cui esercita la professione non è totalmente sicuro al Covid-19.

Alla luce di tanta incertezza, non sorprende che molti sperimentino preoccupazione e ansia; ma visti i numeri, sarebbe semmai preoccupante una reazione diversa. Ed è ovvio che c’è apprensione per il benessere psicofisico dei cittadini, oltreché per l’economia di una città e di un paese intero che -già alle prese con i problemi della Brexit– si ritrova a gestire in solitudine anche un’emergenza sanitaria.

Il fatto è che, in questo caso, sanità e economia vanno a braccetto, e l’unico modo di prevenire un lockdown è introdurre nuove regole che portino al calo dei contagi (cosa che Johnson non gradisce: “In realtà c’è una importante differenza tra il nostro paese e molti altri […], ed è che il nostro paese ama la libertà” ha dichiarato pochi giorni fa). E mentre il Regno Unito si chiude a riccio, possiamo dire con una punta di cauto orgoglio che forse dovrebbe provare a guardare fuori dai patri confini e a seguire invece l’esempio dell’Italia, la cui gestione della seconda ondata è stata lodata giusto ieri dal Financial Times.

L’anomalia italiana, registrata dal FT