“La Londra di…”Fabrizio Core: brillante e coraggioso studente alla London School of Economics

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AEMORGAN

In Italia il mondo del lavoro sembra non avere spazio per i giovani. No talento, no idee sono sufficienti a chi, dopo una vita di studi e sacrifici, ha voglia di continuare ad imparare e dare al contempo il proprio contributo. Andare all’estero è una bella opportunità di crescita, un’esperienza che cambia la vita ed, in alcuni casi, non è una strada obbligata o una scelta sofferta, ma parte di un progetto più grande: la cultura.

Fabrizio ci ha raccontato come una indiscutibilmente ottima formazione italiana gli abbia permesso di accedere ad una delle istituzioni britanniche più prestigiose dell’intero panorama accademico internazionale. Un ragazzo semplice che sotto quei ricci coltiva ambizione e passione.

“Era il Settembre 2014 quando misi piede a Londra per la prima volta. Nonostante parecchi viaggi in giro per l’Europa, prima di allora non ero mai stato in UK. Ed è stato tutto frutto di una serie di fortunate coincidenze: quando al mio ultimo anno di specialistica ho mandato le candidature per i dottorati, ben diciassette in giro per il mondo e principalmente in USA, Londra è stata l’unica meta europea che ho indicato.

Il motivo, più che per la città, era il prestigio e la nomea della scuola in cui ho fatto domanda, The London School of Economics. Alla fine di quel lungo e doloroso processo di selezioni, Londra (e LSE) erano le mie opzioni di carriera e di vita migliori. Per cui eccomi qui!

Sono a Londra per un unico programma di MRes/PhD in finanza che si completa con due lauree. Ho recentemente terminato la prima fase del Master e cominciato quella di PhD, maggiormente incentrata sulla ricerca della competitività del sistema bancario come catalizzatore delle risorse imprenditoriali e dell’innovazione.

Il grande progetto di vita sarebbe quello di essere un professore universitario e dare il mio contributo tanto nel progresso della conoscenza, quanto nella formazione di giovani menti. Non mi dispiacerebbe poterlo fare nel mio Paese, magari dopo un inizio di carriera all’estero, ma – ahimè! – le chances di un ritorno al momento sembrano pochine. Sicuramente penso che da qui ad un paio d’anni, data di termine del PhD, lascerò questa città per muovermi verso nuovi orizzonti.”

Fabrizio ci mostra la parte più intraprendente di Londra, quella in cui ognuno ha davvero modo di inseguire un’ambizione che qui – come da nessun’altra parte al mondo – diventa tangibile, concreta, realizzabile. Ma cosa ha lasciato in Italia Fabrizio e come è stato uscire dalla comfort zone?

“Cosa porto sempre con me? Materialmente nulla, credo! Della mia Savona porto dentro il cibo, il mare, le estati e soprattutto un capannello di amici del liceo inseparabili con cui ho la fortuna di poter condividere ancora abbastanza del mio tempo. Della mia Roma, una seconda casa dove ho studiato e vissuto per cinque anni, porto il sole caldo (che tanto scarseggia quassù!) ed ancora uno sparuto gruppo di amici irriducibili, diventati ormai veri e propri compagni di vita, alcuni dei quali ho avuto ed ho la fortuna di avere qui in UK, vicino.

Tuttavia, arrivare in questa megalopoli non mi ha colto spaesato. Compiuti i 19 anni, ho deciso di lasciare gli amici di sempre, una ragazza, un posto a medicina e la mia famiglia per scendere fino a Roma (una migrazione nord-sud piuttosto rara!). Certo, la mia esperienza romana è stata meno “avventurosa” della mia discesa a Roma, avendo potuto studiare in un collegio di eccellenza dove, per esempio, ho potuto contare sull’avere una mensa. Londra, per restare in tema di cibo, è stata la prima esperienza di vita in una casa mia, dove tutte le responsabilità ricadono solo e soltanto su di me.

Ho studiato Economia a Roma, all’università di Tor Vergata. Lì ho conosciuto un gruppetto di persone che rimangono saldamente tra le più importanti della mia vita, un gruppo di anime consonanti;. Ho potuto confrontarmi con un mondo diverso da quello di casa, dove la gente trovava buffo il mio accento e non capiva alcuni dei vocaboli che usavo. La mia esperienza romana non esito a definirla tutta luci: ad eccezione delle criticità logistiche e del degrado/declino della città, è stata una esperienza umana, di vita e di formazione che mi ha cambiato per sempre.”

L’Italia ha dato molto a Fabrizio e, senza la formazione ricevuta nel nostro Paese di origine, non avrebbe di certo potuto accedere a Londra oggi. Qual è la Londra di Fabrizio?

“Londra è una città che mi ha stregato immediatamente. È una città del mondo e che appartiene al mondo, architettonicamente bella, almeno per gli standard non italiani, con la sua commistione di moderno e storico. La sua vitalità e la sua grandezza mi hanno a primo impatto conquistato e io mi sono lasciato conquistare. Paradossalmente, trovo che Londra sia molto facile da digerire e che le complicazioni e i difetti di una vita qui si manifestino solo su un medio periodo: lo stress, quel senso di estraniamento di vivere in un “non-luogo”, che non è casa di nessuno ma in cui tutti sono a casa. Passato quest’ulteriore periodo di smarrimento, resta una città grande con una gamma di possibilità insuperabile, in cui una volta adattati è difficile partire.

Io sono affascinato da The Monument to the Great Fire of London, una colonna eretta alla fine del ‘600 per commemorare l’evento drammatico che distrusse la città. È sicuramente una delle attrazioni turistiche meno conosciute e più sottovalutate: per una cifra risibile, permette di inerpicarsi su una scala chiocciola all’interno della colonna ed arrivarne fino in cima: un panorama dal contorno suggestivo e moderno vissuto dentro un pezzo di storia, fra i modernissimi grattacieli della City, 20 Fenchurch Street e lo Shard.

Londra è stato la prima volta in vita mia in cui ho vissuto momenti che mi hanno fatto sentire per niente felice, più per fattori esterni e lavorativi che per Londra in sé, condizione che credo affligga la vita di chiunque tra i 25 ed i 30. Adesso, finalmente ambientatomi anche in un’ottica di lungo periodo, non posso negare di essere felice qui”.

C’è chi parla di cervelli in fuga: noi preferiamo pensare e sperare ad un mondo in cui i cervelli non siano in fuga, ma alla costante ricerca di stimoli nuovi, per migliorare e migliorarsi. E siamo certi che il contributo di Fabrizio a Londra oggi sarà di aiuto per l’Italia domani.

 

Se avete una storia particolare ed avvincente da raccontare, che sia di ispirazione ad altri italiani che sono già a Londra o che sognano di partire per la capitale inglese, contattate la nostra redazione, scrivendoci ad info@londradavivere.com