Brexit, c’è uno scenario positivo per gli italiani a Londra?

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AEMORGAN

Anche se la situazione Covid-19 nel Regno Unito troneggia sulle prime pagine dei giornali nazionali, il cambiamento iniziato con Brexit prende finalmente forma, ogni giorno di più.

Si è discusso senza tregua dei vari scenari economici che potrebbero verificarsi e l’avvincente mediazione alla ricerca di un deal tra Europa e Gran Bretagna ha tenuto occupati tutti quelli che ancora consideravano Londra un mito e una meta.

In realtà Londra è cambiata. Il mito è cambiato, si è sfocato. Se dagli inizi degli anni ’90 il processo di gentrificazione ha riguardato maggiormente il tessuto urbano, da una parte recuperando i borghi più malfamati della città, dall’altra distruggendo il fascino storico e culturale dei microcosmi etnici che l’hanno sempre caratterizzata, al termine di questo trentennio questo stesso effetto si è spostato su un altro bene di prima necessità: il capitale umano.

La Brexit, infatti, non solo ha portato il Regno Unito all’indipendenza dal resto d’Europa, ma ha innescato, consapevolmente, una selezione della sua popolazione che coinvolge almeno per il 30% migranti.

Fino al 2019 gli italiani nel Regno Unito contavano una comunità di circa 700mila persone. Ad oggi si aggira sui 500mila. Le cause di questa riduzione sono attribuibili in parte alla pandemia da Covid-19; durante il primo lockdown infatti, migliaia sono stati gli italiani che hanno fatto rientro in Italia, sopratutto perché spaventati dall’idea di BoJo di affrontare la pandemia con la teoria dell’immunità di gregge. In molti, poi, sono stati costretti a tornare in patria anche perché tantissime aziende hanno deciso di chiudere i battenti e licenziare i dipendenti appena finito il sussidio del fourlogh pagato al 100% dal governo.

Ad aumentare le incertezze di noi italiani in UK, il timore che il governo inglese e la Comunità Europea non trovassero un deal che garantisse la continuazione degli scambi commerciali.

Ora, però, che l’accordo con Bruxelles sul tema Brexit è stato trovato, è lecito chiedersi che futuro si prospetta per tutti gli italiani che ancora risiedono nel Regno Unito. Al di la di tutte le informazioni burocratiche inerenti il pre-settled status e il settled status, rinnovi per il passaporto, sistema sanitario, come realmente influirà Brexit sulla quotidianità di migliaia di “italians in UK”?

L’argomento di maggior interesse è certamente quello del lavoro che invero rappresenta il 90% delle motivazioni che spingono gli italiani a migrare in altri paesi.

Ecco, superato il periodo difficile legato al covid-19 e le restrizioni socio economiche che ne derivano, le possibilità lavorative per gli italiani in UK potrebbero aumentare notevolmente, così come aumenteranno verosimilmente i salari minimi.

Non tutti i lavori sia chiaro! L’incremento potrebbe riguardare soprattutto i lavori meno specializzati: camerieri, magazzinieri, scaffalasti, commessi, addetti alle pulizie, custodi e così via. La selezione alla base del nuovo regolamento sull’immigrazione controllata istituita con la Brexit, infatti, ridurrà l’ingresso nel Regno Unito di circa il 40% nei prossimi due anni. Ciò comporterà l’interruzione del ciclo di avvicendamento della manodopera su cui conta l’industria del Hospitality in UK.

Dal 1°gennaio 2021, infatti, l’immigrazione nel Regno Unito riguarderà solo personale specializzato: medici, infermieri, ingegneri, architetti, idraulici, carpentieri e verrà data priorità alle esigenze di mercato che condizioneranno notevolmente questo processo. Non solo: per queste categorie di lavoratori la competizione professionale viene portata su un livello più alto in quanto dovranno vedersela con altri professionisti extraeuropei sul tema della preparazione nella lingua inglese che, come sappiamo, non ha ancora raggiunto un livello adeguato nella didattica scolastica italiana.

Ad ogni modo, molto dipenderà anche dal futuro dell’attuale governo che, almeno per il momento, sembra essere incerto. La gestione dell’emergenza Covid-19 con il susseguirsi dei vari Tier è quotidianamente messa in discussione dall’opinione pubblica tanto da mettere in serio pericolo la durata di questo mandato.

Il tutto, all’alba di un nuovo anno che succede ad un 2020 vissuto tra paure, lockdown, solitudini e per fortuna anche enormi manifestazioni di amore e solidarietà. Tutti noi porteremo i segni dovuti a questo terribile periodo e ci vorrà del tempo prima che queste cicatrici si possano rimarginare completamente.

Si tratterà di una questione di resilienza individuale e collettiva, ma resta comunque fondamentale che questo governo faccia chiarezza sugli obbiettivi da raggiungere e i piani da seguire perché al momento sembra navigare a vista in un mare in tempesta.