La disoccupazione a Londra è ai minimi dal 2005, ma i salari crescono poco

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AEMORGAN

Non si registrava un tasso di disoccupazione così basso nel Regno Unito da un decennio: stando agli ultimi dati diffusi dall’Office for National Statistics, tra novembre 2015 e gennaio 2016, il livello di non impiego è stato pari al 5,1% (l’anno precedente si era attestato al 5,7%). Percentuali così contenute non si registravano nell’isola britannica da ottobre 2005.

Il numero di persone senza lavoro è sceso di 28mila unità, un trend positivo che si è registrato non solo nel trimestre terminatosi a gennaio, ma anche nel precedente. In termini assoluti, a livello nazionale i disoccupati sono 1,68 milioni. Se invece si considera solamente Londra, i residenti senza impiego sono 290mila, 4000 mila in meno rispetto al periodo tra agosto e novembre 2015, rappresentando un tasso di disoccupazione del 6,3% sul totale della forza lavoro.

Molte meno sono anche le persone che hanno richiesto il sussidio di disoccupazione (il Jobseeker’s Allowance): il numero di domande si è attestato al minimo storico da aprile 1975.

Sempre nel periodo tra novembre dello scorso anno e gennaio, i lavoratori nel Regno Unito sono stati 31,42 milioni, 116 mila in più rispetto al trimestre precedente. Anche il numero di gente che lavora a tempo pieno è aumentato di 302mila unità, attestandosi a 22,94 milioni. Secondo i dati dell’ONS, quindi, il tasso di occupazione registrato è del 74,1%, il più alto dal 1971.

Tuttavia, il numero di posti vacanti nelle piccole aziende è diminuito del 4,5%. Inoltre, è necessario sottolineare come a una crescita economica in termini di posti di lavoro non è corrisposto un aumento significativo per quanto riguarda la produttività delle imprese e quindi anche il livello dei salari. Infatti, gli incrementi sui guadagni dei lavoratori sono stati minimi, pari al 2% circa. Lo statistico dell’ONS Nick Palmer ha così commentato gli ultimi dati: “Ancora una volta le cifre trimestrali ci mostrano che l’occupazione è in continuo aumento, mentre non si rilevano significanti incrementi nella crescita dei salari”.

Un aumento dei salari più bassi arriverà ad aprile con l’entrata in vigore del National Living Wage, misura che, però, secondo l’economista Michael Martins, costerà circa 1 miliardo di sterline ai datori di lavoro, causando potenzialmente una nuova ondata di licenziamenti (per maggiori informazioni sul NLW e le sue conseguenze leggi questo articolo).

In ogni caso, per David Kern, l’economista più importante della British Chambers of Commerce, finché i buoni risultati raggiunti non si tradurranno in una crescita economica più sostenuta, non ci possiamo aspettare che a livelli maggiori di occupazione corrispondano anche maggiori aumenti di produttività e guadagni.