Co-Working: condividere gli spazi lavorativi è il futuro delle aziende che funzionano

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AEMORGAN

Ricordate quando, ai tempi della scuola o dell’università, in vista di un esame o di un compito in classe, ci si ritrovava tutti a casa di un amico per studiare, spinti dal motto “l’unione fa la forza”? Beh, sembra che ora lo stesso meccanismo venga applicato anche al mondo del lavoro.

Avete mai sentito parlare di co-working? Se questa parola vi è oscura lasciate che vi spieghi meglio. Il co-working è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, ma le persone che condividono gli spazi mantengono attività indipendenti. A differenza del tipico ambiente d’ufficio, coloro che fanno co-working sono in genere impiegati in organizzazioni diverse, tipicamente liberi professionisti che lavorano a casa, o persone che, viaggiando frequentemente, finiscono per lavorare in relativo isolamento. Quest’idea è nata proprio per sopperire a questa sensazione d’isolamento e di perdita di interazioni umane legate al telelavoro e, al tempo stesso, permette di sfuggire alle distrazioni dell’ambiente domestico.

Ovviamente Londra non poteva mancare nel seguire questo nuovo tipo di approccio in quanto, l’innalzamento dei prezzi di affitto e la richiesta sempre crescente di spazi, ha fatto sì che si creassero sempre più spazi di co-working, stimati attualmente a 70, ma è un numero in continua crescita.

Di particolare interesse è anche WeWork, una start-up milionaria di co-working nata a New York nel 2010 dall’idea di un trentenne israeliano, che conta ora circa 36 uffici nel mondo. Possiamo definire WeWork effettivamente come una US corporation, dotata di una schiera di “Expansion Lead”, che ogni 3 mesi vengono inviati in città diverse per aprire nuovi spazi di co-working. A Londra sono attualmente presenti 3 spazi ma ce ne sono già in programma altri 4, per un totale di oltre 8000 membri.

Patriotticamente parlando, leader di questo gruppo di Expansion Lead è un bolognese, Patrick Morselli, che ha il compito di definire le strategie di espansione e coordinare il gruppo. Gli Expansion Lead sono generalmente giovani che si occupano di pianificare e progettare i nuovi spazi che ospiteranno i creativi della nuova generazione, provenienti da qualsiasi azienda. Quello che però più incuriosisce è che questi spazi non costano esattamente poco. Anzi: con le stesse cifre (parliamo di £1,000 per scrivania) una compagnia potrebbe ottenere uno spazio privato con costi che potrebbero essere ammortizzati in poco tempo. Ma allora come mai le aziende sono disposte a pagate tanto per uno spazio condiviso?

La risposta a questa domanda sembra essere che la community WeWork, la quale dispone addirittura di un social network, consente di mettere in contatto tutti i membri tra di loro, facilitando così la nascita di sinergie in pieno stile sharing economy, e riservandosi anche la possibilità di essere tra i primi a investire nelle compagnie che crescono al suo interno. Il premium è quindi l’accesso a risorse condivise (e per risorse intendiamo anche cervelli ed idee) cavalcando il trend della sharing economy.

E quale città migliore per coronare questa condivisione se non la nostra City cosmopolita? Sarà dunque per questo che WeWork ha deciso di aprire qui il più grande spazio di co-working al mondo, dotato di ben 7 piani di spazi condivisi, e che sarà inaugurato proprio questo mese.

WeWork è dunque una corporation che si basa sul principio della sharing economy, ovvero il non possedere il bene che viene commercializzato, e che ha come obiettivo il dominio dell’industria da applicare attraverso una politica di espansione aggressiva.

Un’idea quella del co-working che, possiamo dire, ha decisamente modificato la concezione classica dell’ambiente lavorativo, riportando alla luce la vecchia credenza che due cervelli insieme sono sempre meglio di uno (quindi figuriamoci 8000!). Mi resta solo da sperare che i miei coinquilini non decidano di affittare la cucina per una seduta di co-working.