Coronavirus, il dietrofront di Boris Johnson

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AEMORGAN

Con l’equivalente politico di un triplo salto carpiato con doppio avvitamento, il primo ministro inglese Boris Johnson si è scontrato con la dura realtà, e ha dovuto capitolare in seguito allo scoppio dell’emergenza Coronavirus. Cambio di strategia, dunque: d’ora in avanti, ai cittadini viene chiesto di starsene a casa, evitare contatti pubblici, ma anche pub, ristoranti e teatri. “Dobbiamo proteggere le persone e ridurre la diffusione della malattia” dichiarano dal governo. Ma va?

Altro che immunità di gregge e “molte famiglie perderanno i loro cari.” Evidentemente i consiglieri e gli esperti di Johnson si son fatti due conti, e hanno scoperto che, forse, le famiglie in questione non hanno la benché minima intenzione di fare da cavie per l’esperimento sanitario del governo.

E così, dopo aver chiesto ai 70enni del paese di mettersi in auto-isolamento, Johnson ha esortato gli inglesi a “uscire di casa solo per i servizi strettamente necessari o per esercizi ginnici a debita distanza dagli altri, a ridurre gli spostamenti, a lavorare da casa e limitare i contatti ” e “abbandonare i pani di viaggio.” I luoghi pubblici, tuttavia, resteranno aperti, nonostante la petizione che chiede la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado abbia raggiunto quasi le 650.000 firme.

Ecco perché non sorprende che, sulla scia delle pesanti critiche ricevute e della crescente preoccupazione tra i cittadini e il corpo insegnante, il governo inglese stia valutando la possibilità di chiudere gli istituti scolastici per qualche settimana. Provvedimento che potrebbe arrivare già entro una quindicina di giorni.

Riflettori puntati su Londra, poi, considerata l’hotspot del Covid-19; lì viene chiesto di osservare “un’attenzione speciale” per via dell’altissimo numero di contagi registrato, superiore alla media nazionale. Dei 1.556 contagi dell’intero Regno Unito, oltre 480 infatti sono localizzati nella capitale. Al momento della stesura di questo post, il picco più elevato si registra tra Kensington e Chelsea, con 43 contagi, seguite da Westminster con 37.

Il dietrofront di Johnson è totale. “Quello che stiamo annunciando oggi” ha dichiarato Johnson, “è una sostanziale modifica sul modo in cui la gente vive la propria vita. […] Si tratta di un cambiamento psicologico notevole che stiamo chiedendo di fare, ma non ho dubbio alcuno che riusciremo a farlo assieme.” Per poi aggiungere che il governo farà “tutto ciò che può” per assicurarsi che le attività abbiano il necessario per sopravvivere alla pandemia.

“Ma se lo facciamo per bene e lavoriamo assieme,” ha chiosato, “possiamo assicurarci che diventi un problema a breve termine. I fondamentali dell’economica inglese sono molto solidi. Non c’entra nulla con la crisi del 2008; non c’è un problema sistemico nell’economica, se riusciamo a mantenere sotto controllo il virus nei modi detti. Non c’è assolutamente nessuna ragione per cui le economie del mondo non debbano tornare a macinare come prima.” Meglio tardi che mai.