Coronavirus a Londra: le misure e gli scenari nei prossimi giorni

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AEMORGAN

Nel nostro mondo iper-connesso e globalizzato, in cui spostarsi da una nazione all’altra è cosa sempre più semplice, veloce e naturale, fa specie che persino chi ha scelto la strada dell’isolamento (parziale, ovviamente) debba fare i conti con l’allarme epidemico. Parliamo della Gran Bretagna, che nonostante la Brexit e dunque la volontà di separarsi dall’Europa, la quale non è risultata affatto immune ai rischi di contagi dal Coronavirus COVID-19.

Attualmente nel Regno Unito si contano 23 casi accertati, nulla rispetto ai 1577 ufficialmente comunicati dal Ministero della Salute italiano (34 i morti, invece), ma si sa che in questi casi anche solo una piccola deficienza o disattenzione nelle misure di prevenzione e quarantena possono fare la differenza.

Descritto come non particolarmente letale, ma dotato di una grande capacità di diffusione, il Coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia di interi Paesi, mostrando al contempo la fragilità dei rispettivi sistemi sanitari nazionali.

Ma nel Regno Unito come si affronta questa emergenza?

Coronavirus in UK: le misure di prevenzione e d’emergenza

Le prime informazioni a riguardo provengono dal Segretario di Stato per la salute e gli affari sociali, Matt Hancock, il quale ha affermato che, nel caso vi sia un’estrema necessità in questo senso, il modello cinese potrebbe essere preso come riferimento, andando quindi a isolare intere città come Londra se divenute focolaio epidemico.

Le misure d’emergenza per contrastare la pandemia, ha riferito alla BBC, potrebbero essere ferree, pur considerando “l’enorme svantaggio economico e sociale“: si parla di provvedimenti per prevenire l’ammassamento di un gran numero di persone, come per esempio la cancellazione di partite di calcio, concerti o addirittura inviti a evitare l’uso del trasporto pubblico.

Stiamo considerando tutte le opzioni, incluse queste, ma prenderemo in considerazione solo quelle che hanno senso dal punto di vista scientifico“, ha commentato Hancock, il quale ha concesso che era inevitabile aspettarsi la diffusione del virus dopo i primi tre casi identificati in UK.

Nessuna conferma per quanto riguarda la chiusura delle scuole, per quanto al momento si tratti di una decisione sconsigliata se non avallata dal Ministero della Salute pubblica. Inoltre il politico ha risposto a chi invoca la chiusura dei voli provenienti dalla Cina, considerando come nel caso dell’Italia ciò non sia stato sufficiente. Nel frattempo si incoraggiano le aziende a contemplare il telelavoro per i propri dipendenti, quando possibile.

Coronavirus in UK: il sistema sanitario nazionale è pronto

Prevista anche la possibilità di richiamare in servizio medici, infermieri e personale medico andato in pensione da poco, così come una copertura emergenziale d’indennità per gli operatori sanitari che dovranno fare diagnosi oppure occuparsi direttamente di chi ha contratto il virus.

In ogni caso, ha riferito Hanckock, l’NHS è pronto ad affrontare l’emergenza: dovesse peggiorare la situazione sono pronti oltre 5mila posti letti nei reparti di terapia intensiva, per quanto ciò provocherebbe al sistema sanitario un certo grado di stress difficilmente sopportabile, alla lunga.

In generale però il pubblico è invitato per il momento ad andare avanti con la propria vita in modo ordinario. Se il contagio dovesse allargarsi, tuttavia, verranno diramati nuovi consigli, restrizioni e ordinanze per fronteggiare l’emergenza.