Coronavirus, da domani la sperimentazione del vaccino in UK

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AEMORGAN

È ufficiale. La sperimentazione umana del vaccino contro il Coronavirus sviluppato dall’Università di Oxford sta per avere inizio. L’ha annunciato il governo inglese nelle scorse ore, e se le cose andranno come sperato, significa che in autunno potrebbe partire la campagna di vaccinazione nazionale.

Durante l’ultima consueta conferenza stampa di Downing Street, il Segretario di Stato per la salute e gli affari sociali del Regno Unito Matt Hancock ha annunciato che il governo sta “puntando tutto” sulla ricerca per il vaccino, stanziando per l’occasione ingenti investimenti; si è parlato di £20 milioni di Sterline che andranno al team di Oxford per finanziare i trial clinici, più altri 22.5 milioni di Sterline per i ricercatori dell’Imperial College London.

Il piede, in altre parole, è sull’acceleratore. In tempi normali, il processo di sviluppo di un vaccino si dipanerebbe in un arco di 18 mesi e più; ma gli esperti di Oxford guidati dalla Professoressa Sarah Gilbert ritengono che una produzione di massa potrebbe avere inizio già a settembre.

Ecco perché si sta già iniziando ad allestire gli impianti di produzione veri e propri. In questo modo, se uno dei vaccini in fase di sperimentazione a Oxford o all’Imperial College si riveleranno efficaci e sicuri sull’uomo, si potrà procedere immediatamente con la creazione di milioni di dosi.

La situazione al momento in UK non è facile. Il paese è ancora alle prese col lockdown, mentre negli ospedali si contano oltre 18.000 morti per Covid-19; secondo l’istituto di statistica nazionale, la settimana del 10 aprile è stata quella che ha visto più decessi nella storia dell’Inghilterra e del Galles dal 2000, e un terzo di esse erano collegate al virus.

E sebbene il quadro complessivo stia lentamente migliorando, e il numero dei ricoverati in terapia intensiva sia calato, “restiamo in una situazione di pericolo” ha spiegato il Deputy chief medical officer Jonathan Van-Tam. “Non siamo ancora fuori pericolo, per ora.”

Una mezza buona notizia, insomma, nel bel mezzo delle polemiche scoppiate dopo che il Regno Unito non è riuscito a partecipare allo schema di approvvigionamento delle forniture mediche messo in essere dall’Unione Europea per il Coronavirus; una défaillance definita “non di natura politica” ma che ha di fatto escluso il paese dalla rete di solidarietà UE.

E così, se i 78 respiratori e il primo carico di facciali filtranti provenienti dalla Cina sembrano essere arrivati a destinazione, lo stesso non si può dire per l’equipaggiamento protettivo destinato al personale sanitario che avrebbe dovuto essere consegnato dalla Turchia.

In attesa che la scienza e le filiere industriali facciano la loro parte, insomma, l’unica cosa sensata da fare dal punto di vista dei comuni cittadini è ridurre i contatti sociali, indossare la mascherina, praticare lo smart-working e infine restare a casa. E sperare per il meglio.