5 cose che piacciono tanto agli inglesi (e che invece io detesto)

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AEMORGAN

Ok, io lo so già che il pezzo d’opinione che spara a zero su quelli che sono i legittimi residenti del paese che in questo momento mi sta sfamando potrebbe attirarmi qualche critica. Ma siccome non saprei nemmeno dove cominciare col bastone da pastore, io faccio finta siamo allo Speaker Corner, ed esprimo il mio sacrosanto diritto alla libertà di parola.

Pensavo a determinate cose che proprio non mi piacciono di questo paese. Cose per le quali gli indigeni del luogo sembrano spasimare, mentre a me non solo non me ne può fregare de meno, ma anzi tollero malamente la loro esistenza e penso che l’Inghilterra sarebbe un luogo migliore senza di essa. Non c’è bisogno di dire che le cose sono anche più delle 5 che ho elencato, ma questo sono le prime che mi vengono in mente.

1. Fish and chips

Troppo facile parlare male del piatto inglese per eccellenza. Ecco perché lo faccio. Cioè, ancora ancora le chips ci possono stare, perché a parte il danno ingente che causano alle arterie proprio male non sono. Ma il fish? Il FISH?!? Scusate, io vengo da una città di mare, e quando andiamo in un ristorante vicino al porto ci aspettiamo che ci delizino con qualche specialità a base del pescato del giorno. Il pesce appunto.

Ora, ve lo immaginate se io mi aspettassi leccandomi i baffi un bel pesce spada ai ferri, o un branzino all’acqua pazza, e questi qui mi sbattessero sul piatto una non meglio identificabile cosa gialla, croccante e bisunta? E poi vai a scavare e scopri che sotto i due centimetri di pastella fritta, e i 5 metri di vuoto d’aria c’è quello che rimane del cadavere di un merluzzo? La morte del pesce! Non stiamo parlando di alici o calamari, stiamo parlando di un merluzzo! Forse non il pesce più pregiato sul pianeta, ma sicuramente merita qualcosa di più che essere annegato in una vasca d’olio così rifritto che persino il signor McDonald ci vedrebbe un attentato terroristico al colesterolo.

2. I Beano Comics

Avete mai sentito parlare dei Beano Comics? No? Neanch’io prima di venire in Inghilterra. Apparentemente si tratta di un’icona del fumetto umoristico inglese. Insomma, in Italia abbiamo Lupo Alberto, in Francia hanno Asterix, in America hanno Charlie Brown & co. e in Inghilterra hanno… ‘sta roba! Ma che roba oscena, poi!

I personaggi di questa rivista che risale agli anni ’30 sono disegnati di un brutto che è indefinibile. Ma che non è neanche la cosa peggiore, se non fosse che ti viene fastidio solo a guardarli. Hanno perennemente l’aria cattiva, meschina, crudele di persone che sono pronte a compiere qualsiasi tipo di malefatta e non vedono l’ora di goderne. E sono un fumetto per bambini!

Tanto per darvi un’idea, uno dei personaggi più popolari è un certo Dennis la Minaccia, che non ha niente a che vedere con il simpatico diavoletto biondo del fumettista americano Hank Ketcham. Questo ragazzino odioso è sempre disegnato nell’atto di compiere malvagità che vanno ben oltre la definizione eufemistica di marachella.

D’accordo, il fumetto umoristico inglese non ha mai prodotto ‘sti gran capolavori. Ma cavolo, almeno c’avete Andy Capp che per quanto fosse un ubriacone che picchiava la moglie era riuscito a conquistare persino quei puritani della Settimana Enigmistica. Preferisco di gran lunga che sia un fannullone di mezza età della lower class inglese a rappresentare la sua nazione, piuttosto che una squadra di orrendi ragazzini. Ok, diciamo che in entrambi i casi le rappresentazioni di fantasia sono il perfetto specchio della società reale.

3. La Royal Family

Che palle ‘sti inglesi col fatto che c’hanno la famiglia reale. Come fossero l’unico paese al mondo. Ma che l’Olanda o la Norvegia ce la menano così tanto quando si sposano tra di loro o gli nasce l’ultimo dei marmocchi frutto di una copula tra consanguinei? Ma poi, perdonate l’ignoranza, cos’è che fanno nella vita ‘sti reali d’Inghilterra?

Va bene, la regina governa il paese. In che modo non lo so, visto che è il Parlamento a fare le leggi, ma ve l’ho detto io sono ignorante. Intanto nel frattempo Kate e William si girano il mondo per far vedere quanto sono belli e felici insieme, come se dovessero convincerci di qualcosa. Harry va a pilotare gli elicotteri in Afghanistan, giusto per portare avanti la secolare tradizione dell’impero britannico di invadere paesi che se ne stavano tranquilli per i fatti loro. Carlo attende paziente che la madre schiatti, e nel frattempo si bea della sua fama di donnaiolo conquistata solo perché una volta nella vita ha mandato a monte il suo matrimonio per una donna che è addirittura più brutta di lui.

E in tutto questo senti gli inglesi parlare degli affari della famiglia reale come fossero gli ultimi intrighi di corte, i giornali di gossip che fanno a gara a chi ha il titolo più grande sull’ultimo rossetto sfoggiato dalla duchessa, e dove ti giri ti giri vedi piatti e tazze con la faccia degli sposini in quella che è l’apoteosi del kitsch sovrano. E appena sfornano un bambino nuovo il mondo si ferma e si parla solo di quello. Giuro, quando è nato il primo royal baby mi sono dovuto sorbire l’annuncio di congratulazioni fatto dall’annunciatore della metro. Fammi il favore, limitati a guadagnare i tuoi 30.000 pound all’anno dicendo solo mind the gap, grazie.

4. La parola “fresh”

No, non voglio fare un altro excursus sul modo di parlare degli inglesi. Però io davvero mi chiedo cosa ci sia per loro dietro questa magica parola. Se vai al supermercato è tutto fresh. Se vai al ristorante è tutto fresh. Se vai al mercato è tutto fresh. Tutto, tutto, tutto è fresh. Anche quando è inscatolato e si è fatto tre giorni di viaggio dal Brasile.

Insomma, per gli inglesi la parola fresh è la chiave di volta sulla quale si regge il business dell’industria alimentare. Deve campare a caratteri cubici su ogni prodotto per convincere l’acquirente. Questo mica è scemo, le cose non fresh non le comprerebbe mai, ma che scherziamo? Però se sulla carota nerognola e striminzita c’è scritto che è fresh, allora c’è da fidarsi, deve essere buona per forza.

Che poi a volte mi fanno ridere gli artifici retorici. Come quando sulla carne del macellaio ci scrivono sopra “fresh from the counter”, fresca dal bancone. Sì, ma prima di arrivare al bancone che viaggio si è fatto? Sembra tanto si divertano a prenderci per il culo.

5. Simon Cowell

Ce l’ho sulle palle. Scusate il francesismo, ma è per colpa sua che abbiamo i One Direction.