Il lockdown non fa bene ai matrimoni: boom di divorzi a Londra

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AEMORGAN

In un’epoca come la nostra, la libertà, intesa nella sua accezione più ampia, è un valore sempre molto apprezzato. Ecco perché durante il lockdown causato dalla pandemia da Coronavirus, tante persone hanno sofferto particolarmente, dovendo condividere spazi con persone che altrimenti avrebbero preferito evitare.

Tra questi paradossalmente anche i coniugi, con un ovvio quanto tragico corollario: nel corso della quarantena tante coppie sono andate in pezzi, probabilmente perché in precedenza il rapporto era già scricchiolante. In molti, dunque, hanno scelto di porre fino al proprio matrimonio, sulla scia di quanto già era accaduto in Cina a marzo.

In Italia si è riscontrato un aumento del 30% delle richieste di divorzio, e anche nel Regno Unito la concordia coniugale è stata messa a dura prova. Solo nella prima settimana di lockdown (23-31 marzo) le divorce petition ricevute dall’Her Majesty’s Courts and Tribunals Service sono arrivate a toccare circa il migliaio di unità.

Particolarmente grave la situazione a Londra, una città che per definizione lascia poco tempo libero ai propri abitanti, persino per quanto riguarda gli affetti e la vita sentimentale; ecco allora che condividere intere giornate è stato fatale per un gran numero di partner.

Eppure si ritiene che questo effetto collaterale del Coronavirus avrà conseguenze ancora più devastanti nei prossimi mesi. Settembre, infatti, è un periodo di grande attività per gli avvocati divorzisti, contattati in genere dopo le vacanze estive, periodo di bilanci, di decisioni nette e di desiderio di ricominciare da capo.

Se però si guarda il problema un po’ più da vicino emerge un ampio ventaglio di cause che superano il semplice concetto di “fine dell’amore”: tanti i fattori che tendono a logorare il rapporto coniugale, come per esempio l’incertezza economica, i problemi lavorativi, il conseguente ricorso smodato all’alcol (nel momento in cui i pub erano chiusi) e purtroppo anche la tendenza alla violenza domestica.

Le vittime di abusi famigliari, infatti, non hanno più potuto trovare rifugio all’esterno tanto che, stando alla Metropolitan Police, le denunce di questo tipo sono aumentate dell’11% durante il lockdown e nella maggior parte sono state effettuate da terze persone (parenti, amici, vicini di casa), evidentemente informate dai fatti e con maggiore libertà di movimento. Non sorprende neanche la diminuzione delle violenze da parte di ex-partner, calate del 9,4%: in questo caso il lockdown ha rappresentato un sollievo per chi veniva perseguitato da queste figure.

Mettendo da parte queste situazioni estremamente gravi e da non sottovalutare in nessun modo, c’è da rilevare che l’ondata di divorzi ha dato una grande mano al mercato immobiliare, in precedenza fermo e stagnante a causa delle preoccupazioni derivanti dalla Brexit. Chi si è ritrovato a voler ricominciare la propria vita da solo ha avuto due scelte davanti a sé: ritornare dai genitori o trovare un nuovo posto in cui vivere. Per la grande gioia degli avvocati divorzisti e degli agenti immobiliari.