HIV, a Londra -80% di infezioni mentre in Italia 4.000 nuovi casi l’anno

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AEMORGAN

Nonostante gli sforzi della sanità pubblica e i test offerti gratuitamente, i casi di HIV accertati ogni anno in Italia restano grossomodo invariati; a Londra, invece, si assiste al fenomeno opposto, e rispetto al 2015 si certifica l’80% in meno di diagnosi.

Il merito è di “Getting to Zero”, un’aggressiva campagna  che intende portare a zero casi l’anno il numero di nuovi contagi e morti da HIV/AIDS, oltreché liberare dallo stigma i malati conclamati. L’HIV tocca ogni anno 130.000 individui solo in Italia, dato che pone il paese al  13° posto assieme alla Grecia in termini di incidenza delle nuove diagnosi.

Ma il vero problema, a livello sanitario ed epidemiologico, è che tra questi ci sono almeno 15.000 casi non ancora diagnosticati, di cui circa 6.000 in stato già avanzato. Arrivare tardi ad una diagnosi pone seri rischi per il singolo malato ma anche per la popolazione nel suo complesso; l’efficacia dei trattamenti anti-retrovirali, infatti, risulta compromessa se si aspetta troppo oltre a diventare anche più complessa e costosa.

Senza contare che, se si dà al virus il tempo di indebolire il sistema immunitario, si è poi più esposti a malattie e quindi al rischio di morte. La diagnosi precoce in questi casi è fondamentale perché la cura, non appena viene instaurata, azzera la carica virale del paziente e impedisce nuovi contagi.

Su questo fronte, il Regno Unito, e la City in particolare, hanno agito con un encomiabile investimento che inizia a ripagare: più informazione, più test gratuiti e accessibili ovunque, soprattutto per le fasce di popolazione maggiormente esposte. Senza contare che in UK laPrEp (cioè la pillola del giorno prima e dopo un rapporto potenzialmente a rischio) non è taboo ed è molto più economica (in Italia costa oltre 100€). Inoltre, il test è accessibile a chiunque abbia compiuto 14 anni, mentre nel Bel Paese serve l’autorizzazione del tutore legale fino a 16.

E così in Italia, a fronte di un lieve calo delle nuove diagnosi da HIV nell’ultimo anno, si è tuttavia registrato un aumento relativo nella casistica tra gli under 25. Vuol dire che abbiamo perso la memoria generazionale, spiegano gli esperti, e che i giovani di oggi non comprendono i rischi delle loro scelte.

È dunque fondamentale che chiunque abbia una vita sessualmente attiva effettui i test almeno una volta ogni 6 mesi; ogni 3, se appartenente alle categorie più esposte. Solo così infatti si può ragionevolmente sperare di ridurre a zero i contagi entro qualche anno.