Il New York Times lancia l’allarme: “Londra fallirà dopo la Brexit?”

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AEMORGAN

“Will London Fall?” è la provocazione che ha lanciato il New York Times un paio di giorni fa, facendo riferimento al fatto che la Brexit possa andare a intaccare il primato di Londra come capitale internazionale e cosmopolita.

“Londra è forse la capitale de mondo. Si può dibattere su New York, ma su Londra non ci sono dubbi. La Londra moderna è la metropoli che ha creato la globalizzazione. Camminate nelle strade di Holborn, prendete una scala mobile nella metro e ascoltate le lingue che si parlano. L’italiano si mescola con l’hindi, o il mandarino, lo spagnolo o il portoghese. Camminate nella City, il distretto finanziario, e osservate l’architrave del capitalismo internazionale. Londra è il banchiere del pianeta”, scrive la giornalista Sarah Lyall, una newyorkese che ha vissuto a Londra per oltre dieci anni.

“La Londra moderna prospera sull’idea che una città possa essere un melting pot planetario […] dove ognuno tollera tutti gli altri. Il pensiero alla base è che essere connessi con il resto del mondo sia qualcosa da celebrare. Tuttavia, cosa succede a Londra quanto questa idea inaspettatamente svanisce via?” .

Il saggio scritto dalla Lyall ha avuto il suo effetto: i giornali britannici hanno subito risposto alla provocazione lanciata sostenendo fortemente che non sarà certo Brexit a fermare il ruolo propulsore e di leader internazionale di Londra.

Secondo quanto riportato dalla stampa inglese, vari sono i motivi che proverebbero la resilienza di questa incredibile città. Ecco i motivi riportati da Evening Standard e altre testate:

Londra non ha paura. #WeAreNotAfraid è stato il primo hashtag diffusosi dopo l’attentato di Westminster di qualche settimana fa, e descrive bene lo spirito della città. Londra è e rimane una città libera nonostante le minacce. Dopotutto, Londra ha affrontato il Grande Incendio, la Grande Peste, la congiura di Guy Fawkes, il Blitz e gli attentati terroristici del 7 luglio 2005. Brexit, in confronto, è una bazzecola. Come dare torto agli inglesi?

Londra è aperta. #LondonIsOpen è invece il motto dell’attuale sindaco di Londra, Sadiq Khan, che ha ribadito con forza e in ogni occasione il suo impegno a mantenere la capitale aperta a tutti coloro in grado di contribuire positivamente alla città, indipendentemente dalla provenienza.

I londinesi sono dei gran lavoratori. “I londinesi sono indistruttibili”, scrive l’Evening Standard. Secondo il National Transport Survey, chi abita a Londra detiene il primato di ore lavorate in Europa, con ben 107 ore all’anno trascorse a fare il pendolare (in media). Brexit o non Brexit, chi riesce a mantenere questi ritmi “fits in”, chi invece no si trasferisce altrove.

A Londra c’è tutto. Come dare torto a questo punto? A Londra c’è uno dei più grandi centri finanziari al mondo, tante attività economiche, alcune tra le migliori università al mondo, un variegato panorama culturale e artistico, un’industria della moda in continua crescita, e la Night Tube, che rendono la capitale britannica più affascinante e interessante rispetto a New York o Parigi.

Londra è multiculturale. Secondo il censimento del 2011, a Londra vivono persone di 270 nazionalità che parlano 300 lingue diverse. La Brexit non sembra certo sufficiente a cambiare questo primato e tendenza che rendono Londra cosmopolita.

Ecco invece qualche risposta brillante espressa dai londinesi su Twitter: