A distanza di oltre due anni dal terribile incendio che devastò Grenfell Tower il 14 giugno 2017, e in cui persero la vita molte decine di persone, sono ancora molte le domande rimaste aperte. Ma un nuovo dossier di quasi mille pagine aiuta a dissipare almeno parte della nebbia che avvolge il caso.
Come dimenticare le spaventose immagini di quella notte di due anni fa, quando Grenfell Tower – un grattacielo di 24 piani posto nel quartiere di North Kensington- prese improvvisamente fuoco. Le fiamme scaturirono da un appartamento del quarto piano, innescate dalla scintilla causata da un frigorifero difettoso.
Nel giro di poche ore, il rogo si è esteso all’intero edificio, causando la distruzione della struttura esterna e di tutti gli ambienti interni; ci sono volute 48 ore per domare la situazione, ma nel frattempo -a causa di imperizia e una serie di errori e sviste sesquipedali- sono morte 72 persone, tra cui due giovani italiane, Gloria Trevisan e Marco Gottardi, a Londra da meno di tre mesi per lavoro.
La ricostruzione degli eventi di quella notte ha prodotto un rapporto in cui vengono evidenziate gigantesche lacune. In particolare, i punti emersi sarebbero tre:
- La preparazione dei vigili del fuoco è stata ritenuta largamente inadeguata per affrontare una simile emergenza. In particolare, ci si domanda per quale ragione il LFB abbia ordinato alle persone di “restare dentro” invece di evacuare l’edificio.
- Le chiamate al 999, l’equivalente del 112 italiano, sarebbero state inizialmente sottovalutate dalla centrale operativa. Martin Moore-Bick, ex giudice della corte suprema e coordinatore delle indagini sull’incendio, ha dichiarato: “Ho pochi dubbi sul fatto che ci sarebbero state meno vittime se l’ordine di evacuazione fosse stato dato attorno alle 2 di notte.”
- La ristrutturazione della torre non sarebbe stata portata avanti con materiali consoni. L’uso del polietilene durante i lavori avrebbe accelerato la combustione e reso più difficile smorzare le fiamme.
Questi gli elementi accertati, ma ne esistono altri che invece aumentano la sensazione di mistero. Ad esempio, scrive il Guardian, i sopravvissuti raccontano della “indifferenza istituzionale” del Royal Borough of Kensington and Chelsea (RBKC), l’ente che possiede Grenfell Tower, e affermano che “le radici del disastro stanno nella divisione classista del borgo più ricco di Londra.”
I pompieri, invece, ammettono l’impreparazione dello staff ma puntano anche il dito contro i decenni di deregolamentazione e decentralizzazione del corpo dei vigili del fuoco, oltreché contro l’austerità. Il budget del LFB, infatti, è stato tagliato di oltre 100 milioni di Sterline nell’ultimo decennio.
E al quadro occorre aggiungere un ulteriore elemento: l’estrema lentezza delle indagini. Le famiglie delle vittime, annunciava battagliera Theresa May, “hanno diritto di conoscere la verità” ed è per loro che è stata istituita un’unità di crisi specifica. Ma la fase preliminare dell’inchiesta ha richiesto ben 26 mesi per essere portata a termine; e la seconda potrebbe concludersi solo dopo il 2022. Cioè 5 lunghi anni dopo l’accaduto.