L’inquinamento dell’aria a Londra è paragonabile a quello di Fukushima

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AEMORGAN

Che vivere in una grande città avesse degli svantaggi notevoli rispetto al trasferimento in provincia o in aperta campagna lo sapevamo tutti, ma i risultati di uno studio sviluppato dai ricercatori dell’Università di Bristol prospettano una situazione davvero drammatica, per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria.

Secondo gli accademici coinvolti, infatti, i danni per la salute derivanti dalla scarsa qualità dell’aria londinese sono paragonabili senza difficoltà all’esposizione di radiazioni nucleari da fall-out nucleare (ovvero la ricaduta di materiale pericoloso sotto forma di cenere e pulviscolo).

Insomma, per usare un’immagine direttamente comprensibile sia ai lettori più giovani che a quelli con qualche anno sulle spalle, vivere a Londra, almeno da questo punto di vista, non è poi tanto diverso che risiedere nelle vicinanze di Fukushima e Chernobyl, teatri di famosi disastri nucleari.

Bisogna specificare che la ricerca si concentrava sulla conferma dell’esistenza di rischi minori in questi due siti rispetto a quanto temuto in passato. Tuttavia non si può dire che questo dettaglio modifichi in modo essenziale la situazione allarmante cui sono sottoposti i cittadini di Londra, i quali, secondo il London Atmospheric Emissions Inventory presentato lo scorso ottobre, respirano ogni giorno livelli pericolosi di particelle di PM2.5 (particolato fine in grado di penetrare profondamente nei polmoni).

I rischi sono, tra gli altri, quelli ben noti di cancro ai polmoni, sindromi cardiache e difetti congeniti alla nascita: come riportano recenti ricerche, ogni area della città di Londra presenta livelli di PM2.5 che superano i limiti fissati dalla World Health Organisation.

Le preoccupanti conseguenze di questo stato di cose riguardano in modo particolare circa 7,9 milioni di persone – ovvero il 95% della popolazione della capitale – le quali risiedono in zone che superano tali livelli del 50% o più. Il centro di Londra, poi, fa registrare livelli annuali pari a quasi il doppio degli estremi riconosciuti dalla WHO.

La scoperta ha suscitato la vibrante reazione del sindaco della città, Sadiq Khan, ma già da tempo è noto come Londra sia la zona peggiore in termini di inquinamento dell’aria in tutto il Regno Unito, per quanto vi siano evidenze scientifiche sempre più consistenti in merito a un allargamento di questa situazione anche a cittadine più piccole e borghi in aperta campagna.

L’ufficio del sindaco ha ricordato come metà delle emissioni derivino da fonti esterne alla città, mentre la maggior parte di quelle interne provengano dall’abrasione di pneumatici e freni, dai siti edilizi e dalla combustione di materiale ligneo: negli ultimi tempi Khan ha svelato a questo proposito alcuni piani e misure da attuare in merito alla limitazione dell’uso di stufe a legna a partire dal 2025 e a una stretta sull’utilizzo di automobili a diesel di vecchia generazione all’interno della cerchia cittadina.