Londra si tinge di blu in onore degli eroi della sanità pubblica

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AEMORGAN

Probabilmente ve ne sarete accorti anche voi. Nella serata di ieri, giovedì 26 marzo, tutti i principali monumenti di Londra e i luoghi più iconici si sono tinti di blu. Era un modo scenografico ed elegante di ringraziare tutti i medici, gli infermieri e il personale che sta fronteggiando in prima linea l’epidemia di Coronavirus, a cui va il nostro più sentito ringraziamento. E si spera, anche qualcosina di più concreto quando l’emergenza sarà conclusa.

Tutto è iniziato alle 20.00 in punto di ieri sera, quando sui social ha preso a circolare l’hashtag #ClapForOurCarers, in segno di rispetto e solidarietà verso i team di persone che stanno letteralmente salvandoci la vita. Sul canale Twitter del London Eye, per esempio, è stato pubblicato il seguente messaggio:

“Mostrate il vostro affetto dando il più grosso applauso dalle vostre finestre come parte di questa fantastica campagna.”

E così, milioni di londinesi -inclusa la famiglia reale al completo- si sono cimentati in un lungo e commovente applauso. E per l’occasione, i monumenti della City -come il London Eye, per l’appunto, il Royal Albert Hall, lo Shard e il Wembley Stadium, ma anche il Principality Stadium di Cardiff e la Lincoln Cathedral- si sono tinti di blu, il colore dell’NHS.

Un gesto sentito, nato spontaneamente, in un momento in cui tutti abbiamo bisogno di essere rinfrancati soprattutto chi si trova a dover gestire turni estenuanti e una mole di lavoro gigantesca, correndo per di più rischi in prima persona.

Una standing ovation più che meritata ma stridente, se consideriamo alcuni fattori. In primis, la lentezza di risposta -per non dire la negazione della realtà- ostentata inizialmente dal governo. A questo aggiungete la preoccupante mancanza di posti letto in terapia intensiva, dovuta alle scelte fatte dalla politica negli ultimi decenni. Ogni ora che passa, Londra si avvicina sempre più al punto critico di saturazione, e se la curva dei contagi non si inverte presto, i medici si troveranno davanti l’orrendo compito di dover scegliere chi salvare.

All’esplosione della domanda, aggiungete l’inadeguatezza delle protezioni, e la cronica penuria di tamponi e mascherine che sta portando a livelli allarmanti i contagi anche tra gli addetti sanitari. I dati ufficiali dell’NHS parlano di malattia e auto-isolamento per il 30, 40 e in alcuni casi perfino per il 50% dello staff. Il che è follia pura: se si ammalano loro, chi curerà noialtri? Dovrebbe essere la prima preoccupazione della politica, nell’interesse generale, proteggere quelli che acclamiamo giustamente come eroi. E magari, alla fine di tutto, vediamo pure di ricordarcelo.