Londra diventa il primo parco nazionale cittadino al mondo: ecco quando e perché!

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AEMORGAN

Strade trafficatissime con problemi di viabilità cui si è rimediato con un capillare sistema di trasporto pubblico, uno dei centri finanziari più importanti al mondo, strutture avveniristiche, uno skyline stipato di grattacieli, musei antichi di grandi dimensioni: sono tutti elementi caratteristici di Londra, che farebbero pensare a una delle città più grigie e meno interessate. E invece la capitale britannica può vantare un invidiabile percentuali di aree verdi nel proprio territorio, circa il 47%.

Tuttavia questo dato è destinato a cambiare, e in meglio, dato che è intenzione del municipio investire pesantemente in questo settore, con l’obiettivo di arrivare a rendere Londra il primo parco nazionale cittadino al mondo.

La città conta già 3,8 milioni di giardini, 3mila parchi, 8,3 milioni di alberi e 850 km di corsi d’acqua, tra fiumi e canali: con nuove misure politiche e una generosa iniezione di fondi, la percentuale green di Londra supererà il 50% a luglio del 2019.

L’idea è partita nel 2014 dalla proposta di Daniel Raven-Ellison, un ex insegnante di geografia, raccogliendo subito l’entusiastico sostegno del mondo accademico e dei media, oltre che quello decisamente rilevante del sindaco Sadiq Khan. Sono quindi stati stanziati 9 milioni di sterline per aumentare gli spazi verdi: la conseguenza immediata sarà una revisione completa del modo in cui la comunità londinese vive e preserva la natura locale.

Un’esigenza che incontra anche il prospetto di una decisa crescita demografica: si prevede che nel 2050 la popolazione della città arriverà a superare gli 11 milioni di persone, con una grande pressione sull’attuale ambiente naturale, sempre più messo alla prova.

Sul sito ufficiale dell’iniziativa si legge che nella sola città di Londra sono presenti ben due aree protette, tre aree di conservazione naturalistica e circa 1000 km di percorsi segnati. Daniel Raven-Ellison ha affermato che “Londra non è solo una città, ma è un paesaggio, nel quale gli essere umani sono pari agli alberi presenti. Condividiamo questa città con 15mila specie animali e non penso che la vita urbana sia meno importante di qualunque altro tipo di vita che siamo soliti vedere in luoghi più lontani dalle città”.

Persino chi ha manifestato scetticismo, come Robert Cowley, docente di città sostenibili presso il King’s College, ha detto che nonostante l’iniziativa non trasformerà radicalmente Londra, e avrà a che fare sopratutto con un re-branding in qualità di “città verde”, nondimeno vale la pena sostenerla in quanto “probabilmente migliorerà alcuni luoghi in modo decisivo, e d’altro canto non si sa mai cosa possano generare iniziative del genere”.