A Londra un quadro di Michelangelo nasconde il suo autoritratto

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AEMORGAN

Londra è senza ombra di dubbio una delle città che maggiormente dispensano cultura ai propri cittadini. Sono tantissimi infatti i musei che custodiscono manufatti artistici di gran pregio, dalle meraviglie dall’antichità fino alle proposte più ostiche dell’avanguardia contemporanea. Certo, forse la ricchezza artistica “autoctona” dell’Italia non può essere eguagliata, eppure ogni tanto emergono interessanti rivelazioni.

L’ultima, per esempio, riguarda la “Madonna di Manchester” realizzata da (o meglio, attribuita a) un giovane Michelangelo Buanarroti. In mostra presso la National Gallery, il quadro, inizialmente noto come “Madonna col Bambino, san Giovannino e angeli, venne esposto per la prima volta proprio a Manchester durante l’esibizione temporanea Art Treasures of the United Kingdom, e da allora fu noto come “Madonna di Manchester”.

Secondo lo studioso romano Sandro Giometti, il quale ha pubblicato da poco il libro “Michelangelo. Mostrare l’invisibile“, basato su alcune ricerche precedenti, nelle pieghe degli abiti indossati dalla Madonna si nasconderebbe un autoritratto dello stesso pittore. La silhouette naturalmente non è visibile a occhio nudo, ma sarebbe celata nella tempera incompiuta.

Più precisamente la testa dell’artista sarebbe nascosta “fra le pieghe del drappo sul seno della Madonna”. Usando strumenti da laboratorio, infatti, si arriverebbe a vedere distintamente il “volto irsuto d’uomo con gli occhi chiusi inclinato di 45 gradi e un pesce che lo fronteggia in posizione verticale e che quasi lo protegge. Il naso rotto del volto d’uomo ne denuncia l’identità: è il volto di Michelangelo, come il confronto col molto più tardo ritratto eseguito da Daniele da Volterra conferma”.

madonna di manchester

Ma c’è di più. Il caratteristico naso rotto sarebbe un elemento comune a tutti i volti del quadro, come se il pittore avesse voluto lasciare qualcosa di sé nei personaggi del dipinto, in quanto molto coinvolto dal tema della salvezza. Il simbolo del pesce è infatti ricorrente nell’iconografia paleocristiana dei primi secoli, quando ancora la Chiesa non era divenuta un’istituzione e il cristianesimo era un movimento sotterraneo.

La seconda scoperta, meno clamorosa per i non appassionati, è quella relativa all’abitudine conclamata di Michelangelo (riferita anche da Vasari) di servirsi di altre opere come modello per le proprie. Nello specifico Giometti sostiene che in questo caso il punto di partenza per la tavola sarebbe l’affresco di Piero della Francesca “Incontro tra Salomone e la regina di Saba” di 35 anni precedente.

Se volete constatare di persona quanto vi abbiamo appena svelato vi consigliamo di recarvi alla National Gallery. L’ingresso è gratuito e il museo è aperto dalle 10 alle 18 e il venerdì dalle 10 alle 21.