I quartieri londinesi che vogliono dare un reddito di base a chi ci vive

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AEMORGAN

La pandemia da Covid-19 sembra aver accelerato l’avanzata di una proposta economica e sociale che continua a comparire con regolarità a partire da qualche anno a questa parte. Stiamo parlando del concetto del reddito di base – noto in inglese come “basic income” – di cui si sono fatti promotori due quartieri di Londra, nominalmente Islington e Richmond.

L’idea è molto semplice: elargire a tutti gli abitanti una somma fissa di denaro, con regolarità, slegando questa erogazioni da fattori come il censo, le proprietà, lo stato occupazionale e via dicendo.

I comitati promotori di Islington e Richmond hanno affermato di fronte alla commissione economica della London Assembly, di essere pronti a dare il via alla sperimentazione del reddito di base universale per i residenti.

L’obiettivo, come dichiarato, sarebbe quello di ridurre la povertà, dato che la cifra proposta – di 50 sterline a settimana a testa – non potrebbe sostituire il reddito derivante da un impiego. Durante l’assemblea, però, non sono stati forniti dettagli sulle modalità con cui l’idea possa essere messa in pratica.

L’esito della richiesta è stato sorprendentemente favorevole, almeno per quel che riguarda il primo step. La commissione economica, infatti, ha votato a favore della sperimentazione, per quanto sarà cura dei singoli quartieri portare a buon fine i test da sottoporre alla City Hall.

Caroline Pidgeon, membro della London Assembly, si è detta soddisfatta del successo della proposta: “Abbiamo visto durante la pandemia quando siano fragili le finanze di molto persone, specialmente a Londra dove anche prima dell’avvento del virus quasi un terzo degli abitanti viveva in uno stato di povertà.”

La Pidgeon ha anche rimarcato la debolezza del sistema di welfare britannico, adatto solo parzialmente a coprire lo stato di necessità di una gran parte degli abitanti: “Se il reddito di base universale fosse stato in vigore anche prima della pandemia, avrebbe potuto fornire in modo automatico un’integrazione economica per tutti coloro che ne avessero avuto bisogno. Assicurarsi che le persone abbiano sufficiente denaro da spendere e non vivano in stato di indigenza non aiuta solo loro, ma tutti“.

Il voto del 2 marzo fa sì che la London Assemly sia dunque allineata alle altre 27 autorità locali in tutto il Regno Unito che hanno chiesto di implementare il reddito di base. In ogni caso, come prevedibile, l’autorità in questione non ha alcun potere esecutivo, ma solo di pressione presso il sindaco di Londra, che dovrà esprimersi a riguardo.

Ed ecco, quindi, arrivare la brutta notizia: il Ministero per il Lavoro e le Pensioni ha già fatto sapere che non ha intenzione di finanziare alcun progetto economico del genere.

D’altro canto la letteratura scientifica a riguardo non è esattamente unanime nell’esaltazione dell’efficacia dell’elargizione di una somma di denaro fissa su base universale, esistendo molti detrattori che possono portare a loro favori studi pubblicati su riviste dal grande prestigio accademico.

Quel che è certo è che la proposta rivoluzionaria non scomparirà di certo di fronte all’ennesimo tentativo di ostracismo.