Riconoscimento facciale a Londra: ecco il primo pub che lo usa per ordinare le code

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AEMORGAN

Quante volte vi siete ritrovati al bancone di un locale affollato ad aspettare interminabili minuti – fino a un quarto d’ora – per poter parlare al barman e afferrare il drink che desideravate, stretti in una calca di sconosciuti? Il The Underdog di Londra ritiene che la risposta giusta sia “troppe”, e per questo ha iniziato ad appoggiarsi alla tecnologia di riconoscimento facciale per organizzare meglio le code.

L’intelligenza artificiale che presiede al funzionamento del programma, infatti, ha come scopo principale quello di aiutare i baristi a riconoscere subito tutti coloro che hanno il brutto vizio di saltare la fila, con il beneficio secondario di evitare discussioni e litigi tipici di queste situazioni.

Oltre a questo utilizzo, che ha a che vedere con le regole della socialità, per così dire, ce n’è anche uno maggiormente legato alle leggi vere e proprie: il sistema, infatti, riesce a individuare con una certa precisioni i volti delle persone che hanno meno di 18 anni (nel Regno Unito, come noto, al di sotto di questa età non è consentito acquistare alcolici).

Come funziona la tecnologia?

Ma come funziona nello specifico la tecnologia sviluppata dalla compagnia britannica DataSparQ? L’intelligenza artificiale è in grado di riconoscere ogni persona in coda, assegnando a ognuna un numero nella fila in atto in base al momento di arrivo, mostrando anche qual è il tempo previsto di attesa (approssimativamente, sia chiaro).

Tutte queste informazioni sono indicate su un maxischermo che si trova dietro il bar, visibile chiaramente a impiegati e clienti, i quali si possono vedere ritratti sul display con un grande numero sulla loro testa il cui scopo è abbastanza semplice da cogliere.

John Wyllie, amministratore delegato di DataSparQ, ha spiegato com’è nata l’idea: “Ritengo ci siano molte persone che sono troppo timide oppure minute o magari non molto appariscenti, che non riescono ad attirare l’attenzione del barista. In questo modo il programma rende le code al bar più egualitarie“.

Gli fa eco Sammy Forway, il proprietario del pub The Underdog, inserito all’interno di una gallerie d’arte nelle vicinanze del London Bridge, il quale ritiene che la tecnologia servirà anche a garantire una maggiore efficienza da parte del personale del bar, con soddisfazione dei clienti: “Il nostro è un team esperto, ma non sempre riesce a ricordare l’ordine esatto con cui i clienti si sono presentati al bancone”.

Violazione della privacy e rischi

Naturalmente c’è chi ha fatto notare che questo impiego della tecnologia rappresenta una violazione della privacy per una ragione quantomeno venale. È questo, per esempio, il pensiero di Silkie Carlo, direttore id Big Brother Watch, organizzazione che si occupa di questioni civili. Secondo l’attivista, infatti, il sistema non fa che “banalizzare una pericolosa tecnologia di sorveglianza.”

L’argomento di Carlo è semplice: quella della gestione delle code non è certo una priorità o una problematica sociale, eppure le persone che si recheranno al pub si sottoporranno più o meno volontariamente a una scansione biometrica, oltre a essere mostrate su uno schermo senza il loro consenso.

Dal canto suo il management del pub fa sapere che dal punto della violazione della privacy si ritengono al sicuro: i dati registrati dalla webcam infatti finiscono per essere cancellati al termine di ogni sessione, ovvero di ogni notte, e certamente non vengono venduti o scambiati con  realtà esterne al locale.

Quel che è certo è che l’Underdog di Londra avrà bisogno del consenso esplicito di tutti gli avventori: una seccatura non da poco, che lascia presagire come questa tecnologia verrà utilizzata solo in occasioni speciali.