Prezzi alti per visti e permessi di soggiorno in UK: le novità del dopo Brexit

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AEMORGAN

Negli ultimi anni ha fatto molto discutere una notizia riguardante l’Home Office, il dicastero del Regno Unito preposto all’amministrazione degli affari interni e dunque anche a raccolta, esame e assegnazione di visti di ingresso, domande di cittadinanza e permessi di soggiorno. A causa degli impedimenti dovuti al Coronavirus, infatti, una famiglia è stata costretta a pagare 440 sterline unicamente per inviare i proprio documenti necessari alla richiesta, in quanto non vi erano più appuntamenti disponibili, normalmente gratuiti.

Come sa chiunque abbia avuto a che fare con l’Home Office, le cifre da sborsare per ottenere gli agognati documenti sono spesso proibitive. Non è però fondata la notizia per la quale ci sarebbe stato un rincaro dei prezzi, tuttavia in alcuni casi le circostanze hanno portato addirittura a una riduzione. Bisogna in ogni caso ricordare sempre che, causa Brexit, da gennaio 2021 gli europei, italiani compresi, pagheranno le stesse cifre applicate alle domande extra-europee.

Erano e rimangono gratuite le richieste di pre-settled e settled status, che sostituisce la permanent residence. Ugualmente free anche il family permit, con il quale si può richiedere l’ingresso in Gran Bretagna di un famigliare.

Scorrendo la pagina ufficiale del sito governativo relativa alle fee da pagare per richiedere i visti, aggiornata al 4 agosto, si può dunque notare che la casella “fee change” riporta sistematicamente il valore 0: non ci sono cambiamenti in vista per quanto riguarda i salassi economici, che restano considerevoli.

Un visto d’ingresso per visitatori fino a un massimo di 6 mesi costa 95 sterline, per 2 anni 361 sterline e per un lustro si arriva a 655 pound, toccando infine gli 822 per quello da 10 anni. Più contenuto il costo quello a fini accademici, per un periodo compreso tra i 6 e 12 mesi: 190 sterline (le stesse da elargire nel caso si tratti di motivi medici).

A scopo informativo, in quanto prezzi da verificare sul lungo periodo, si possono citare i costi del processo di naturalizzazione (1330 sterline), di richiesta della nazionalità britannica (1206 per gli adulti e 1012 per i bambini, in questo caso davvero eccessivo e controverso). La rinuncia alla nazionalità, al contempo, costa “solo” 372 sterline.

Per quanto riguarda i visti di lavoro le cifre si fanno più importanti, sopratutto considerando l’investimento iniziale richiesto a chi si trasferisce da un Paese a un altro: un permesso della durata di meno di tre anni, in presenza di una sponsorizzazione da parte di un’azienda, parte da 610 sterline e può raggiungere le 1220 per durate maggiori. Le cifre scendono a 464 e 928 sterline per i settori in cui ci sia carenza occupazionale e siano dunque previsti arrivi pianificati di lavoratori (in genere più che qualificati).

È questo il caso particolare, invero unico, relativo al settore sanitario. A causa della pandemia da Covid-19, che ha prodotto un vero e proprio terremoto economico e un’ecatombe in fatto di vittime, c’è grande richiesta di medici, infermieri e tecnici di ogni tipo: per loro la spesa è stata ridotta del 50%, come incentivo per il trasferimento.

A partire dall’anno prossimo in tanti potrebbero trovarsi a dover richiedere il Global Talent Visa, se in possesso dei relativi requisiti: si tratta infatti di un visto concesso a lavoratori di eccezionale professionalità, attestata da titoli, referenze e curriculum, che garantisce l’ingresso in UK senza bisogno di un’offerta lavorativa. In totale, tra prima e seconda domanda e lettera d’approvazione, il costo è di 1216 sterline.

Si citavano inizialmente il pre-settled e il settled status, relativamente poco onerosi. Con l’uscita del Regno Unito dall’UE la domanda di settlement costerà anche agli europei 1523 sterline, ma il vero salasso si ha con la domanda per “other dependent relative”, ovvero nonni, genitori, fratelli e sorelle, zii e figli sopra i 18 anni: il costo, incredibilmente, è di 3250 sterline.