Università in Inghilterra: dal 2021 fine alle tasse agevolate per gli studenti europei

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AEMORGAN

La notizia era nell’aria, ma tutti gli studenti italiani (e non solo) hanno sperato fino all’ultimo in una smentita o un dietrofront: a seguito della decisione di uscire dall’Unione Europea, il governo britannico ha deciso che gli studenti universitari provenienti dall’UE o da stati facenti parti dell’Area economica europea, o ancora dalla Svizzera, non potranno più accedere alle università inglesi pagando le stesse rette dei loro colleghi britannici.

La decisione scatterà a partire dall’anno accademico 2021-2022, come ha confermato il Ministro dell’Università Michelle Donelan e verrà estesa anche ai fondi per l’educazione rivolti agli studenti aventi più di 19 anni e per tirocini e apprendistati.

Sono esclusi dalle conseguenze di questa riforma tutti coloro che inizieranno le lezioni nell’anno accademico 2020-2021, oppure tutti coloro che beneficiano dei diritti dei cittadini inclusi nell’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Unione Europea in seguito alla Brexit, firmato all’inizio del 2020. Il cambiamento non si applicherà ovviamente neanche ai cittadini irlandesi, in base agli accordi di reciprocità garantiti dalla Common Travel Area.

In termini monetari, tuttavia, come si rifletterà tutto ciò sulle risorse economiche degli studenti e dei loro genitori? Bisogna considerare che le rette nazionali arrivano fino a 10mila euro all’anno per gli l’undergraduate degree, la laurea di primo livello. Gli studenti internazionali, invece, pagano rette che variano dagli 11mila ai 42mila euro, a seconda dell’ateneo e del tipo di laurea.

I pareri sono discordanti anche all’interno dello stesso ambiente accademico, in quanto molti, per esempio, avrebbero preferito che i benefici garantiti agli studenti europei fossero estesi anche all’annata 2021-2022. Alistair Jarvis, amministratore delegato di Universities UK, sostiene che “agli studenti stranieri – provenienti dall’Unione Europea, così come da più lontano – dovrebbe essere garantito il diritto allo studio nel Regno Unito con ostacoli minimi. La loro presenza infatti migliora il sistema scolastico e a trarne beneficio sono tutti gli alunni”. Il rischio è quello di vedere diminuire velocemente la presenza di studenti europei, senza un adeguato supporto finanziario.

La posizione sostenuta dal governo, comunque chiara sin da quando sono stati annunciati gli accordi, prevede che gli studenti europei continueranno a essere attratti dalle università britanniche grazie agli altissimi standard qualitativi effettivamente registrati ogni anno. Il ministro Donelan ha comunque dichiarato di voler varare delle iniziative per attrarre un maggior numero di studenti da ogni parte del mondo, anche nel campo della ricerca universitaria.

Ma la notizia risulta inevitabilmente disastrosa per tutti coloro che si occupano in prima persona di educazione superiore. Nick Hillman, direttore del Higher Education Policy Institute, ha per lanciato un appello a tutti i cittadini europei affinché si iscrivano all’anno scolastico 2020, in modo da poter richiedere anche il tanto desiderato settlement scheme.

Inoltre, il nuovo Graduate Route, varato dal governo quest’estate, prevede che gli studenti che non possono accedere al settlement scheme abbiano comunque l’opportunità di restare nel Regno Unito e lavorare per due anni, dopo il conseguimento della laurea.

Data la situazione presente influenzata dall’epidemia da Coronavirus, queste misure sono valide anche per tutti coloro che stanno seguendo la didattica a distanza, non potendo trasferirsi nel Regno Unito prima dell’inizio dell’autunno.

La speranza di Hillman è che, nonostante le ricerche mostrino in questi casi un calo fisiologico del 60% delle iscrizioni universitarie da parte di studenti europei privi di accesso a prestiti studenteschi, l’alto livello dell’educazione universitaria britannica sia sufficiente a richiamare un numero congruo di studenti da ogni parte del mondo. Sarà però responsabilità degli atenei e delle autorità istituire un piano di reclutamento che tenga in considerazione le norme post-Brexit.