Coronavirus a Londra: il Museo della Scienza raccoglie materiale per una esposizione sul COVID-19

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AEMORGAN

Che la pandemia da Coronavirus diventerà uno dei momenti fondamentale del nostro secolo è un data di fatto che nessuno oggi si sentirebbe di mettere in discussione. Con oltre 2 milioni di casi e circa 170mila vittime – numeri naturalmente in costante crescita – la diffusione del COVID-19 ha portato sconvolgimenti nelle nostre vite a livello micro e macroscopico, tanto da cambiare per sempre il modo in cui concepiamo la civiltà e il senso di comunità, quasi come potrebbe fare una guerra.

È dunque del tutto normale che ci sia un gran desiderio di documentare questo periodo, ma non parliamo di cronaca o di studi scientifici, quanto di materiali che resteranno a disposizione per la posterità. Lo Science Museum di Londra ha iniziato ad avviare questo lavoro di collezione e catalogazione di reperti della vita quotidiana durante la crisi globale sanitaria.

Al momento l’obiettivo finale non è ben definito, in quanto l’idea di una mostra potrebbe essere offensiva per chi ha perso i propri cari nella battaglia contro il virus. Si pensa tuttavia a raccogliere quanti più oggetti possibili, al fine di documentare alle future generazioni il momento che stiamo vivendo, oltre a memorabilia gustosi.

Per esempio, la collezione di cui si sta occupando Tilly Blyth, una delle curatrici in forze al Museo della Scienza londinese, raccoglie la lettera alla nazione del Primo Ministro Boris Johnson, oppure i magneti finiti accidentalmente nel naso di un ricercatore australiano che stava tentando di trovare una cura.

La prospettiva è quella di studiare il COVID-19 come oggi si può studiare la peste o l’influenza spagnola in un museo. Potranno comparire oggetti a noi familiari come, per esempio, liste di regole per il distanziamento sociale, poster, cartelli, disinfettanti per le mani, tamponi, respiratori, mascherine, ma anche biglietti di concerti annullati o partecipazioni di matrimoni cancellati.

Come ovvio nelle sale di un museo finisce il materiale più interessante per il grande pubblico, sempre bilanciando intrattenimento, didattica e approfondimento; ma se effettuato rigorosamente e con criteri scientifici, questo lavoro potrà essere d’aiuto per gli scienziati del futuro, come quelli odierni studiano il colera o la peste anche in base ai manufatti relativi al periodo di contagio.

La Dr. Blyth ha affermato che l’idea le è venuta quanto i figli le hanno detto la seguente frase: “Mamma, per una volta stiamo davvero vivendo in un momento storico”. In ogni caso, continua la curatrice, ci vorranno molti decenni per comprendere in modo soddisfacente la crisi che stiamo attraversando: “Vale la pena fare un passo indietro e pensare a cosa potrà essere importante per i nostri discendenti. È fondamentale che questo materiale sia disponibile in futuro”.

Un’opera del genere ci rammenta anche l’importanza delle istituzioni museali a livello culturale, ha affermato il direttore del museo, Sir Ian Blatchford: “L’incredibile sfida rappresentata da questa pandemia pone all’attenzione l’importanza di capire il mondo attorno a noi e il nostro impatto su quel mondo”.