A Londra arrivano i Restart Party, l’idea italiana per imparare a riparare gli oggetti senza buttarli

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AEMORGAN

Viviamo in un’epoca in cui siamo circondati da device elettronici di tutti i tipi che compiono per noi una miriade di operazioni che una volta avrebbero avuto bisogno di strumenti specifici. Lungi da noi lamentarci della cosa – anche perché la maggior parte dei nostri lettori ci starà visualizzando proprio da uno smartphone – eppure bisogna ammettere che in pochi, oggigiorno, conoscono davvero cosa sono e come funzionano davvero gli oggetti che utilizziamo.

Aggiungiamo la famigerata obsolescenza programmata di tanta elettronica, il generale sospetto e la poca confidenza nei confronti degli studi più tecnici e il risultato è uno solo: quando si rompe qualcosa il primo istinto è quello di andare su Amazon per ordinare un rimpiazzo, anche perché i pezzi di ricambio e l’intervento di un tecnico spesso sono più dispendiosi del semplice acquisto.

A Londra (dove già si sta combattendo l’uso della plastica) però c’è un italiano che ha deciso di porre un argine a questa situazione, co-fondando The Restart Project: si tratta di Ugo Vallauri, il cui motto è “aggiustare il nostro rapporto con la tecnologia”. Come si legge nella pagina di presentazione del sito ufficiale, The Restart Project è nato nel 2013 come risposta alla frustrazione per un modello di vita consumistico che crea una montagna di spazzatura elettronica con cui fare i conti.

L’obiettivo del progetto, che si esplica praticamente nei Restart Party, è quello di creare comunità di persone che si radunano per condividere conoscenze, abilità e competenze, in modo da essere in grado di aprire – letteralmente – i propri oggetti elettronici e capire come funzionano. Collateralmente tutto ciò porta regolarmente alla discussione di problemi come per l’esempio i prodotti ideali che si desidererebbe comprare.

Durante i Restart Parties i partecipanti si incontrano e spiegano gli uni agli altri come riparare i device rotti, si tratti di tostapane oppure iPhone o tablet o computer. Il progetto coinvolge anche le scuole e le organizzazioni no profit, in modo da aiutarle a recuperare o far durare più a lungo la tecnologia in loro possesso. Tutti i dati raccolti in questo modo non vengono dispersi, ma sono raccolti in migliaia e migliaia di schede relative ai problemi dei prodotti più disparati, che per l’appunto servono a inoltrare richieste specifiche alle varie aziende in modo da poter costruire un’elettronica più sostenibile per tutti.

Basti pensare che ogni anno sono circa 50 i milioni di tonnellate di spazzature elettronica che finiscono nelle discariche, perlopiù di Paesi poveri dell’Africa. La questione è arrivata anche al Parlamento Europeo, dove la proposta di iniziativa di un italiano – Marco Zullo –  propone di contrastare il fenomeno dell’obsolescenza programmata con una regolamentazione più stringente: “Una famiglia di 4 persone potrebbe risparmiare fino a 50mila euro nell’arco di una vita se solo gli elettrodomestici durassero di più”.

Per conoscere quale sarà il Restart Party più vicino a voi non dovete fare altro che consultare l’apposita sezione sul sito del Restart Project.