“Phantom of the Opera” a Londra: attenzione, vederlo può causare dipendenza!

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AEMORGAN

Facciamo così: siccome questo pezzo inaugura la rubrica, iniziamo una cosa nuova con una cosa vecchia.

Una cosa vecchia in una rubrica di teatro/musical a Londra vuol dire automaticamente Phantom.

Per i novizi, Phantom significa Phantom of the Opera, musical in scena da più di un quarto di secolo, perennemente sold out, svariati improbabili tentativi di imitazione, tra cui un imbarazzante film con quel paracarro di Gerard Butler – il bisteccone di 300 tanto per capirsi – che, quando canta, pare che stiano menando un bambino con un gatto malato.

Plot in soldoni: ai primi del ‘900, nei sotterranei di un teatro parigino, vive clandestinamente il Phantom, talentuoso musicista dal volto deturpato e mascherato, fuggito anni prima dal circo. Nel teatro lavora come ballerina Christine, figlia di noto (e morto) violinista. Tra i due nasce una misteriosa connessione; il mostro diventa mentore della fanciulla e la fa cantare che in confronto la Callas sembra Miley Cyrus.

Nel frattempo il teatro viene acquistato da due impresari scemi ma esilaranti con la sponsorizzazione di Raoul, riccastro inutile come una forchetta nel brodo, salvo che serve il terzo per completare il triangolo amoroso.

Il Phantom vorrebbe dirigere il teatro perché gli impresari sanno di musica quanto io so di trivellazioni petrolifere, e già loro gli fanno girare le balle. Quando poi Christine si fidanza col riccastro inutile, si incazza come un cinghiale e la rapisce per giocarci alla Barbie.

Figaro qua, Figaro là, dopo un po’ di morti ammazzati, saprà il Phantom conquistare Christine malgrado il look da Halloween party?

Se ci pensate, è la versione gotica della Bella e la Bestia.

Perché questo successo cosmico-galattico-interplanetario? Sostanzialmente perché  Andrew Lloyd-Webber –per chi vive su Marte, l’autore nonché re Mida del musical mondiale – è scaltro come una volpe siberiana e sa cose che noi umani non sappiamo.

Io di musica ne mastico, avevo una nonna che suonava (benissimo) il piano, un nonno che suonava (male) tutto, ho suonato (malissimo) due cosette io stessa, in casa si è sempre sentita moltissima classica, parecchia opera, qualcosa del resto. Insomma, non sono nuova a roba più complessa di Gigi D’Alessio, ma la prima volta che ho visto il Phantom pensavo di stare in una voliera di poiane sociopatiche durante l’accoppiamento.

Gorgheggi, virtuosismi, vibrati a mazzetti da dodici, soprani impazziti che gareggiavano a chi fa più acuti, tanta gente che strillava. Alcune parti si posizionano su frequenze percepibili solo dai delfini. Il tutto incorniciato dalla scenografia e costumi più barocchi, pomposi, stucchevoli che si ricordino. Una roba che Lady Gaga in confronto è una suora laica.

La mia reazione, la prima volta, è stata: “Un fia’ massa”. Per chi ha saltato l’esame di dialetto veneto: “Uno zinzinello troppo”. Però Lloyd-Webber è un volpone e nel delirio generale ha infilato di nascosto qualcosa che dà assuefazione.
Come le Pringles: la prima volta, se non ti fanno schifo poco ci manca. Poi finisci il tubo e ne prendi altri 6.

Il Phantom è così: la prima volta sembra un’accozzaglia caotica ed eccessiva, ma nello sgabuzzino del cervello ti resta l’idea di aver visto “qualcosa” e di doverlo rivedere. Infatti lo rivedi e lo capisci meglio, cogli aspetti che ti erano sfuggiti, coperti dagli acuti da sirena dei pompieri. Per esempio scopri che la musica è sublime; si tratta di consentire al tuo encefalo di capirla.

Poi lo rivedi ancora, e cogli la dolente potenza della storia. E poi lo rivedi di nuovo, e cominci ad affezionarti a quel sofferente figlio di mignotta del Phantom, ad amare la giovane squinzia, ad adorare i due impresari.

Raoul continua a starti abbastanza sulle palle perché è un fighetto impomatato con una pigna nelle terga, ma quello deve fare, povero Raoul.

Quando metti Masquerade come suoneria è fatta, sei definitivamente perduto. Penserai di poter smettere quando vuoi. Non è così. Sei fan, anzi phan del Phantom. Lo sarai in eterno, non c’è scampo. Quando ci cascherete, penserete che sia la potenza della musica, lo spirito del musical che vi pervade, della fruizione artistica che vi rende migliori.

In realtà siete solo tossicomani e Lloyd-Webber è il vostro spacciatore, ma vi garantisco che è la più bella dipendenza che esista. Per chi è interessato, The Phantom of the Opera è in scena al Her Majesty’s Theatre, Haymarket, London SW1Y 4QL.

Informazioni reperibili al sito http://www.thephantomoftheopera.com/london.
È in vendita il dvd della rappresentazione alla Royal Albert Hall per il 25esimo anniversario.