Spettacoli all’aperto e coupon gratuiti: la proposta per salvare il teatro del West End dalla crisi Coronavirus

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AEMORGAN

Durante il lockdown causato dal Coronavirus abbiamo scoperto di poter fare a meno di tante cose, ma allo stesso tempo abbiamo realizzato che molti altri momenti della nostra quotidianità sono assolutamente irrinunciabili. Tra questi c’è senza ombra di dubbio il teatro e per quanto alcuni siano fortunatamente tornati in attività, resta la grandissima incognita rappresentata dalla Mecca del teatro londinese, ovvero il West End.

Altrimenti nota come Theatreland, la zona del centro della capitale britannica è stata fortemente colpita dalle conseguenze economiche provocate dall’arresto delle attività subito durante la quarantena: la stragrande maggioranza dei teatri, a causa di strutture piuttosto antiche, per quanto atmosferiche, non possono infatti permettersi di riaprire i battenti e al tempo stesso garantire come da ordinanza il distanziamento sociale (con relativa diminuzione della capacità e dei biglietti staccati), senza subire perdite importanti.

È cosa nota che siano stati messi in campo aiuti economici da parte del governo, ma queste misure sono state universalmente riconosciute come insufficienti. L’accoglienza positiva riservata alla proposta “A recovery plan for the West End”, lanciata da una branca del think tank di Centre for London composta da Erica Belcher, Nicolas Bosetti, Richard Brown, riflette proprio questa insoddisfazione generalizzata.

Si tratta di un piano che prevede vari punti per il rilancio del centro, tra cui uno molto ben centrato inerente la necessità di una ripartenza delle attività culturali per fornire un certo slancio all’economia locale.

Il centro di Londra, infatti, soffre dell’assenza di turismo nazionale e internazionale (il 40% dell’intero Regno Unito) e dei pendolari che normalmente qui lavorano, per non parlare per l’appunto del teatro (il 60% del fatturato londinese di questo ambito è qui generato).

Per attutire il colpo della crisi, che perdurerà fino a che le attività si sposteranno progressivamente verso la periferia, sarà importante aiutare bar e ristoranti a operare all’esterno anche nei mesi più freddi, con tavolini e zone riscaldate, così come un potenziamento del trasporto pubblico è ovviamente reputato fondamentale. Sempre in ambito di sussidi economici, il consiglio rivolto al governo è quello di aiutare i business locali bloccando tasse e costi fissi fino all’avvenuta ripresa.

Ma sopratutto i fringe festival di Londra, il teatro d’avanguardia e, in generale, quello meno strutturato e meno incentrato su scenografie importanti, potrebbero spostare all’aperto gli spettacoli; dunque non ci sarebbe più bisogno di un distanziamento così rigido.

La vera proposta, e la più rivoluzionaria, è però quella riguardante l’introduzione di un sistema di voucher culturali, che potrebbero funzionare in maniera simile a quanto fatto dal governo per il piano Eat Out to Help Out: sconti in determinati giorni della settimana per il pubblico, incoraggiato a tornare a teatro con la cifra stornata dal biglietto che verrebbe coperta da fondi pubblici.

Inoltre, ciò che si auspica è che London & Partners possa aiutare le istituzioni culturali del West End a promuovere l’offerta teatrale di Londra a un pubblico internazionale; una campagna marketing che andrebbe di pari passo con l’invito – eventualmente foraggiato – ai proprietari di immobili affinché istituiscano residenze per artisti e performer in spazi rimasti sfitti a prezzi ridotti.

Insomma, le proposte sono state poste sul tavolo. Ora tocca al governo dimostrare di considerare la cultura e il teatro come una parte fondamentale del Paese e non un semplice accessorio da sfoggiare per mera propaganda.