Teatro a Londra: addio alla formula “Ladies and gentlemen”

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AEMORGAN

Signore e signori“: è con questo duplice appellativo che siamo soliti essere interpellati a teatro, o in qualunque altro luogo dell’intrattenimento in cui vige una certa eleganza d’altri tempi. Nel Regno Unito, e ovviamente a Londra (probabilmente la città europea con più teatri in assoluto), la formula equivalente è “Ladies and Gentlemen“.

Tuttavia presto sarà molto difficile sentire risuonare questi due termini in attesa che si apra il sipario sul palcoscenico. Il motivo è presto detto, e ha a che vedere con la rinnovata sensibilità, sulla scorta della maggiore inclusività chiesta dai movimenti LGBT, verso tutti coloro che non si identificano in una logica binaria dei sessi.

Questo piccolo ma significativo cambio di paradigma linguistico è già in atto da un paio di anni a Londra, in uno degli ambienti che più tendono a livellare e a porre sullo stesso piano gli esseri umani (a volte anche in negativo): parliamo dei mezzi pubblici.

TfL, su esplicita richiesta del sindaco Sadiq Khan, ha infatti introdotto frasi di benvenuto neutrali in termine di genere: “Buongiorno a tutti”, o ancora “Benvenuti”, “Buon pomeriggio” e così via. Purtroppo in italiano, almeno quando si usano pronomi, è molto difficile non alludere a un sesso, mentre la lingua inglese ha più frecce al proprio arco in questo campo.

La richiesta di Equity

Ma torniamo ai teatri londinesi (e non solo). L’origine di questo piccolo cambiamento, già ampiamente criticato dagli ambienti meno propensi all’aggiornamento delle norme sociali, si deve a Equity, il sindacato che rappresenta attori e intrattenitori di ogni tipo.

L’ente, infatti, ha pubblicato delle nuove linee guida valide per coloro che lavorano con performer appartenenti alla comunità LGBT o che non si riconoscono in uno dei generi binari tradizionali: nei documenti si incoraggia l’uso di “una terminologia gender-neutral per rivolgersi a una pluralità di persone, sia nei riguardi degli spettatori che dei lavoratori”.

Susie Green, a capo della charity Mermaid che si occupa proprio di identità e gender, si è detta entusiasta: “Penso sia grandioso perché il linguaggio evolve costantemente e sappiamo che i più giovani stanno mettendo alla prova lo spettro del genere. Ad un certo punto, nel futuro, quella formula verrà vista come arcaica. Il linguaggio va avanti“.

Green ha voluto spiegare meglio il proprio pensiero, per non incappare in critiche poco costruttive: “Non è che che ‘ladies and gentlemen’ sia di per sé offensivo. Ciò che fa, però, è escludere tutti coloro che non si riconoscono o non ricadono in quelle due parole. Mentre non penso che ci sia qualcuno che possa offendersi davvero perché non più chiamato ‘lady’ o ‘gentleman’.”

Una tradizione dal genere fluido

Nei teatri britannici è stato spesso comune per gli uomini impersonare personaggi femminili. Basti pensare al teatro elisabettiano, ma anche in tempi recenti all’attrice Tamsin Greig, che è stata tra i protagonisti della Dodicesima notte nel ruolo di Malvolia, ovvero la versione femminile di Malvolio.

Ad ogni modo, la Royal Shakespeare Company sarà tra le prime compagnie ad aggiornarsi. Saranno rivisti annunci e segnaletica, e addirittura verranno introdotti i servizi igienici neutrali.

Seguirà poi anche il National Theatre, che per quanto continui a usare la formula “incrimata”, ha già annunciato di volersi mettere presto alla pari. Così accadrà per la Royal Opera House che ha accettato di buon grado le raccomandazioni di Equiti.

Nica Burns, che controlla sei dei più grandi teatri del West End, tra cui l’Apollo e il Garrick, ha detto di aver già dato ordine di adottare formule come “benvenuti o buona sera” e ha ricordato come “venire a teatro sia un’esperienza di condivisione; perciò vogliamo che il nostro pubblico passi un’ottima serata, evitando di sentirsi offeso o infastidito”.