Rivitalizzare le energie e il senso di connessione con gli altri dopo più di anno di pandemia

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AEMORGAN

Il termine languishing è stato applicato dallo psicologo Adam Grant, sul New York Times, al disagio emotivo generalizzato creato dalla pandemia da COVID-19.

Inteso come mancanza di energie e interesse, forma di apatia e percezione di non essere in forma, non sentirsi in uno stato di benessere, il languishing, in questo momento storico, può essere interpretato anche come un particolare stato di melanconia, di attaccamento al passato. 

Le rassicurazioni che coinvolgono il nostro livello cosciente sono tante, eppure di fondo, a livello inconsapevole, circola la paura che non si possa tornare a vivere i legami come accadeva prima, c’è un velo di incertezza nel presente e sfiducia verso il futuro.

Di seguito propongo tre suggerimenti per gestire alcuni aspetti del languishing di cui ho scritto nel precedente articolo. É chiaro che ogni situazione è diversa e questi suggerimenti possono aiutare a gestire parte degli effetti che la pandemia ha generato. Cercare di dare valore ad alcuni aspetti delle nostre vite, magari vissuti in maniera più automatica e inconsapevole prima della pandemia, può comunque aiutare a migliorare il nostro benessere.

RAVVIVARE LA CONNESSIONE PROFONDA CON GLI ALTRI

La paura che persone care si possano ammalare è stata una delle emozioni principali di questo periodo, e si è presentata in maniera diversa rispetto a come questa poteva essere vissuta precedentemente.

La vicinanza emotiva, interiore, in noi, tra gli affetti importanti e le angosce di pericolo e perdita (che possono essere state profonde) generate dalla pandemia ha contribuito a farci sentire più stanchi, distanti e confusi, influenzando anche quei momenti felici vissuti nella situazione di isolamento sociale, sbiadendo la contentezza e rendendola meno vitale rispetto al periodo precedente. 

Un suggerimento per questa fase di riapertura è cercare di dedicare e vivere bene il tempo con le persone a noi care (familiari, amici, colleghi). Riaprirsi alle relazioni, creando momenti di condivisione e scambio per ravvivare il senso di connessione profonda e vitale agli altri e al mondo.

Senza fretta ma con impegno, attraverso scelte che cercano di contrastare lo scivolare verso una condizione di indifferenza e apatia, rigenerando un senso di serenità interiore e positività verso il futuro. Questo significa anche farlo con i propri tempi, e magari non esagerare con le attività nel tentativo di nascondere come ci si sente e ci si è sentiti, invece di affrontarlo e ritrovare una connessione autenticamente sentita.

Per le persone che vivono a Londra, rientrare in Italia dopo tanto può essere un’occasione per rivitalizzare quei rapporti di cui si è sentita la mancanza, e il consiglio è di vivere questi rapporti nutrendosi dell’affetto che generano in noi, cercando anche di trovare importanti spazi di serenità e condivisione.

GESTIRE LO STATO DI IPERATTIVAZIONE PSICOFISICA ATTRAVERSO LA CURA DEL CORPO

La diminuzione del movimento e l’aumento delle ansie si sono presentati in maniera del tutto nuova durante la pandemia, generando spesso un senso di disequilibrio emotivo e fisico.

Per regolare il nostro equilibrio psicofisico, come scrive anche lo psichiatra Besser Van der Kolk nel libro “Il corpo accusa il colpo” (2014), possiamo utilizzare il respiro, il movimento e il tatto per influenzare in maniera indiretta processi fisiologici involontari coinvolti in funzioni fondamentali come la digestione, il ritmo sonno-veglia, il battito cardiaco, la tensione muscolare. 

Quindi aiuta praticare attività che contribuiscono a supportarci in questa direzione: l’attività sportiva, lo yoga, la mindfulness, la meditazione e, non dimentichiamoci, le passeggiate in luoghi naturali. Secondo la Mental Health Foundation, infatti, nel Regno Unito il rapporto con la natura ha aiutato molte persone a gestire in maniera positiva il proprio equilibrio emotivo durante i mesi di lockdown. 

CERCARE DI RIPARARE LE INCOMPRENSIONI RELAZIONALI GENERATE NELLO STATO DI DISAGIO

Il distanziamento sociale usato per arginare gli effetti della pandemia da COVID-19 ha generato un impoverimento della complessità e vivacità e dell’incontro psicofisico, che può aver portato a proiettare, vedere nell’altro, nostre ansie e paure, non presenti nell’altra persona allo stesso modo. La condivisione è venuta meno, le proiezioni sono aumentate essendoci meno spazio per percepire e capire l’altro, generando fraintendimenti comunicativi. Ci si può essere sentiti intrappolati in se stessi e nelle proprie incertezze.

Riaprirsi al mondo, agli scambi relazionali dopo un periodo di astinenza non sempre è facile, anche se lo abbiamo desiderato e lo desideriamo molto. Occorre riorganizzare gli equilibri di cui si sono modificati i ritmi e non forzare le risorse che sono state impegnate a contenere le ansie. Possiamo infatti incontrare in noi delle resistenze, a livello fisico e psicologico, per riprendere quello che gradualmente ci è possibile sempre di più realizzare. Può essere importante darsi del tempo per tornare ad una vita comunitaria più interattiva, capire se amici e conoscenti hanno bisogno di più, o meno tempo di noi, e trovarsi in situazioni in cui c’è un rispetto reciproco per questi bisogni. 

Culture diverse hanno spesso differenti modi di vivere e comunicare nel disagio. In questi mesi di pandemia, le differenze culturali, da sempre complesse da mantenere entro spazi di reciprocità, possono essere diventate più difficili da gestire. Per gli italiani a Londra assume allora particolare rilievo il prendersi cura di sé, mantenere un rapporto costante con la comunità di origine, e capire in che maniera si vuole entrare e rientrare in contatto con la comunità londinese. 

Nei casi in cui ci sono state delle incomprensioni significative con gli altri, create o amplificate dal modo in cui ci siamo sentiti in questo periodo, può essere utile darsi e dare l’opportunità di dialogare con l’altra persona. Non sto parlando naturalmente di relazioni caratterizzate da abuso e pericolo, ma di relazioni complessivamente sane che hanno subito degli sfasamenti possibili da risanare.

Nel complesso c’è ancora della strada da fare per risolvere il problema, ed è importante costruire delle strategie positive di gestione emotiva della condizione in cui ci troviamo, che potranno aiutarci anche nei prossimi mesi a stare meglio con noi stessi e gli altri.

 

Eleonora Bottini: psicologa di Changing Patterns, offre servizi di supporto online per chi vive in Italia e nel Regno Unito. In particolare: sostegno psicologico individuale, percorsi individuali mirati e laboratori di gruppo. Potete trovare più informazioni sul sito changingpatterns.net