Brexit, dietrofront di Londra: no alle detenzioni dei cittadini europei senza permessi

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AEMORGAN

Il Regno Unito, a pochi mesi dall’entrata in vigore della Brexit, ha immediatamente chiarito di non essere disposto a fare sconti in merito alla rigida applicazione delle politiche riguardanti l’immigrazione e i permessi necessari ad entrare sul proprio territorio. Una rigidità che, nelle scorse settimane, diversi cittadini europei privi di tali permessi, hanno, loro malgrado, testato sulla propria pelle. Una volta arrivati su territorio britannico, infatti, è stato impedito loro l’ingresso nel paese e – cosa impensabile solo pochi mesi fa – essi sono stati rinchiusi in centri di detenzione fino a sette giorni prima di essere rimpatriati.

LE PROTESTE DELL’UNIONE EUROPEA

Un trattamento che non ha fatto sconti a nessuno, e a cui i leader dei 27 paesi europei hanno reagito con la richiesta formale al primo ministro britannico Boris Johnson di rispettare i diritti dei cittadini europei. “Il Consiglio Europeo chiede al Regno Unito di rispettare il principio della non discriminazione tra gli stati membri e i diritti dei cittadini dell’Unione Europa”, è quanto scritto sul messaggio intercettato dal quotidiano The Guardian, con cui i 27 hanno cercato immediatamente di mettere pressione sul Premier, al fine di ottenere la piena implementazione degli accordi siglati con Downing Street.

LE PRESSIONI INTERNE ALLA GRAN BRETAGNA

Alle pressioni esterne al Paese, si sono poi aggiunte quelle interne: ”I cittadini provenienti dall’Unione Europea non avrebbero dovuto essere trattenuti nei centri di detenzione“, ha infatti commentato Maike Bohn, co-fondatrice del movimento the3million, il quale, sin dall’esito del referendum della Brexit nel 2016, combatte in prima linea per i diritti degli oltre 3 milioni di residenti europei in Gran Bretagna. “Ben venga che il Ministero dell’Interno britannico abbia riconosciuto che la misura è sproporzionata – ha aggiunto Bohn – ma è estremamente preoccupante però che questa detenzione arbitraria sia potuta avvenire, che si sia potuto privare persone della propria libertà per diversi giorni. Il Ministero dell’Interno britannico ha svariati meccanismi a disposizione per far fronte a queste situazioni e rinchiudere qualcuno nei centri di detenzione avrebbe dovuto essere l’ultima delle misure”.

LE REAZIONI DI LONDRA

La pressione esercita sulla questione ha provocato l’immediata reazione di Downing Street, che, non senza qualche imbarazzo, ha deciso un immediato passo indietro sulla questione detenzioni nei centri di raccolta e di reclusione di cittadini Ue. Le nuove linee guida, aggiornate e diffuse nelle ultime ore dal Ministero dell’interno britannico (Home Office), come riportato da il Guardian, prevedono che, nei casi come quelli denunciati nei giorni scorsi, venga evitata la detenzione e consentito da parte degli addetti alla dogana un ingresso su cauzione nel paese – soprattutto a chi disponga di un domicilio dove stare, anche se ospite di amici o di familiari – fino al primo volo disponibile per il ritorno alla destinazione d’origine.

IL PASSO INDIETRO

Sulla questione è intervenuto direttamente uno dei portavoce del ministero, il quale ha dichiarato che “Mentre i viaggi internazionali sono limitati a causa della pandemia di Covid-19, abbiamo deciso di aggiornare le nostre linee guida per chiarire che ai cittadini stranieri in attesa di rimpatrio, inclusi quelli dell’Ue, cui sia stato rifiutato l’ingresso, debba essere garantito il diritto d’immigrazione temporaneo su cauzione, laddove appropriato”, ribadendo comunque che “la libertà di movimento” automatica con i 27 “è finita” dal primo gennaio e che i cittadini dell’Ue possono sì entrare nel Regno Unito, “ma se vogliono venire per lavorare o studiare devono sottoporsi alle nuove regole”. Regole che prevedono il rilascio di un visto a condizioni specifiche e che vanno verificate “prima di partire”.

Insomma, visto che il nuovo sistema di immigrazione britannico non garantisce più ingressi preferenziali e automatici ai cittadini dell’Unione Europea, prima di mettersi in viaggio alla volta della Gran Bretagna, soprattutto se alla ricerca di lavoro, sarebbe estremamente saggio consultare il sito dell’Ambasciata italiana nel Regno Unito, il quale contiene il vademecum completo per chi vuole entrare sul territorio britannico.