Stop alla Brexit per camerieri, baristi e au pair: ecco la proposta del governo inglese

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AEMORGAN

La Brexit contitua a far sentire i suoi effetti negativi sul Regno Unito tra recessione, inflazione, disoccupazione, oltre a un calo di percezione da parte degli altri stati. Tra i settori più flagellati c’è sicuramente da menzionare quello della ristorazione: le attività che hanno potuto contare per anni su moltissimi lavoratori occasionali ad oggi devono fare i conti con la loro assenza. All’appello mancano camerieri, chef e lavapiatti che provenivano dal resto dei paesi europei. Le cose, però, potrebbero cambiare grazie alle ultime richieste messe in atto da Downing Street: ecco di cosa si tratta.

Le trattative aperte dal governo inglese con l’Ue

Secondo rivelazioni del Sunday Times, il ministero degli Interni britannico ha aperto trattative con vari Paesi europei per concedere un visto di due anni ai giovani che di solito coprivano i posti da camerieri, lavapiatti, au pair e così via. Dopo la Brexit, infatti, il Regno Unito si è ritrovato ad avere una grande offerta ma un’insufficiente domanda per questa tipologia di posizioni.

Lo scopo, all’epoca, era quello di ridurre l’immigrazione ma paradossalmente il problema si è ingigantito. Nel 2022, infatti, la Gran Bretagna ha ospitato oltre 600 mila immigrati, più del doppio di prima dell’uscita dalla Ue, praticamente sostituendo l’immigrazione dall’Europa con immigrazione da altri continenti.

Londra chiude le porte ai lavoratori non specializzati

I nuovi permessi di lavoro: in cosa consistono

La richiesta di Downing Street è quella di ampliare i programmi di “mobilità lavorativa giovanile”, che consistono in visti di lavoro temporanei. In questo modo si risolverebbe il problema dei posti di lavoro vacanti in vari settori, senza aumentare permanentemente l’immigrazione.

Secondo le indiscrezioni la ministra degli Interni Suella Braverman vorrebbe negoziare in particolare con Paesi come la Germania, la Francia, la Spagna e la Svizzera. Gli accordi dovrebbero prevedere visti lavorativi biennali per i giovani al di sotto dei 30 anni. Questi permessi di lavoro, definiti contratti di “apprendistato”, sarebbero reciproci e permetterebbero anche ai giovani britannici di lavorare in settori analoghi nei Paesi europei inclusi nell’accordo. Così facendo le imprese britanniche tirerebbero un sospiro di sollievo e, allo stesso tempo, moltissimi giovani avrebbero nuovamente l’opportunità di realizzare il loro piccolo sogno.