Theresa May vuole chiudere la libertà di circolazione ai cittadini UE dal 15 marzo

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AEMORGAN

Theresa May è determinata a tutto pur di portare avanti la sua posizione di hard Brexit e tagliare i ponti il prima possibile con l’Unione Europea. Anzi, secondo il Daily Telegraph, il Primo Ministro avrebbe intenzione di annunciare la fine della libertà di circolazione dei cittadini europei nel Regno Unito a partire dal 15 marzo, data in cui si attende la proclamazione ufficiale dell’attivazione dell’articolo 50 TUE, con il quale si potranno avviare le trattative con Bruxelles sull’accordo d’uscita del Paese dell’organizzazione sovranazionale.

Secondo le intenzioni del governo britannico, chiunque entrerà nel Regno Unito dopo il 15 marzo non avrà il diritto automatico a rimanere illimitamente nel Paese, come invece accade attualmente ai sensi della direttiva 2004/38 UE sulla libera circolazione dei cittadini UE. I nuovi arrivati saranno soggetti, quindi, alle limitazioni che saranno prese nei prossimi due anni in fase di accordo con l’Unione Europea, e che potrebbero includere un nuovo regime di visti e un ristretto accesso ai benefit.

Questo significa, in termini semplici, che nessuno verrà bloccato alla frontiera dal 15 marzo o avrà bisogno di un visto al momento, ma che, se continuerà a risidere nel Regno Unito, una volta che il Paese uscirà dal Regno Unito, potrebbe non vedersi riconosciuti i diritti garantiti ai cittadini europei di risidere liberamente in uno stato membro UE, ma potrebbe dover avere bisogno del visto. Se la cosa sia applicabile è tutto da vedere, così come al momento non è una decisione ufficiale.

Chi invece arriverà prima del 15 marzo potrà mantenere tutti i diritti attualmente concessi, posto che vengano garantiti gli stessi diritti ai cittadini britannici che vivono in altre parti d’Europa. Ian Duncan Smith, un membro del Parlamento britannico nelle file dei conservatori euroscettici, ha detto che con questo annuncio Theresa May prenderà il controllo dei confini britannici.

Tuttavia, la questione non solo è osteggiata in Camera dei Lords, ma potrebbe anche creare un’ulteriore frattura con l’Unione Europea, dato che l’attivazione dell’articolo 50 non corrisponde all’uscita del Regno Unito dall’UE; ergo, ogni violazione dei Trattati, inclusa la libertà di circolazione, è sanzionabile dalla Corte di Giustizia UE che potrebbe aprire una procedura d’infrazione contro il Paese.

“Abbiamo avuto avvertimenti del fatto che la Commissione Europea possa tentare di forzarci per proteggere tutti i cittadini europei fino al momento della nostra dipartita ufficiale”, ha rivelato una figura governativa rimasta anonima al Daily Telegraph, “ma potremo finire con mezza Romania e Bulgaria che decida di arrivare nel Regno Unito se aspettiamo fino al momento della nostra uscita dall’UE”.

Le ipotesi che si sono considerate per il nuovo regime post-libera circolazione sono diversi, come dare ai nuovi arrivati che lavorano in alcuni settori economici un visto pluriennale con limitato accesso ai sussidi pubblici, come un visto di lavoro della durata di 5 anni, con il quale, però, non si possono richiedere sussidi di disoccupazione o in-work benefit mentre si è a Londra. Tuttavia, non si avranno risposte certe fino al termine delle negoziazioni con l’UE che, ricordiamo, al momento non sono iniziate.

Chi già vive nel Regno Unito (circa 3.6 milioni di cittadini europei) può stare relativamente tranquillo, in quanto le nuove regole si applicheranno solo ai nuovi arrivati e non a chi già vive nel Paese. Tuttavia, c’è un dato piuttosto inquietante: secondo un’analisi del governo sui dati relativi all’immigrazione, dalla data del referendum di giugno scorso, il 28% delle domande per la residenza permanente presentate dai cittadini UE sono state respinte. In termini numerici ciò corrisponde a 12800 cittadini europei a cui è stata negata la domanda e altri 5500 la cui richiesta è stata ritenuta invalida. Ricordiamo che la residenza permanente si può richiedere solo dopo 5 anni di residenza continuativa nel Regno Unito.

Il governo britannico, secondo altri fonti governative riportate dal The Guardian, avrebbe poi smentito di voler prendere delle decisioni a senso unico, ma di aspettare che le negoziazioni sui diritti concessi rispettivamente a cittadini UE nel Regno Unito e a cittadini britannici in UE siano concluse prima di prendere misure sulla limitazione della libertà di circolazione.