Il “Freedom day” si avvicina: ecco perché il picco di contagi non cambia i piani di riapertura totali

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AEMORGAN

La decisione è stata presa, e stavolta, come espressamente ribadito nelle ultime ore dallo stesso Primo Ministro Boris Johnson, il governo inglese non cambierà in corsa i propri programmi: dal 19 luglio prossimo tutte le restrizioni legate al Covid verranno abolite e si procederà alla riapertura totale delle attività economiche e culturali, a coronamento della fase 4 del programma governativo di ritorno alla normalità.

Dopo lunghi mesi di distanziamento sociale, con buona pace della variante Delta che continua a diffondersi facendo giorno dopo giorno numeri da capogiro, il tanto atteso Freedom Day è alle porte: da allora non sarà più obbligatorio l’uso della mascherina nei negozi e sui mezzi pubblici, verrà meno la regola sul distanziamento sociale, e anche la raccomandazione di lavorare da casa sarà abolita. Tutti i locali potranno riaprire senza limiti di persone ammesse e anche gli stadi (come in parte già visto durante i Campionati Europei in corso) torneranno alla piena capienza.

La domanda sorge spontanea visto quanto proprio in questi giorni sta accadendo in Gran Bretagna: come mai il governo inglese ha deciso di confermare la data della riapertura nonostante i contagi stiano risalendo vertiginosamente a causa della variante Delta, facendo numeri che non si vedevano da gennaio?

La ragione è stata precisata dagli scienziati inglesi e ribadita dallo stesso Johnson: il nesso fra contagi, ricoveri in ospedale e decessi è stato, se non spezzato del tutto, quanto meno fortemente indebolito. Questo significa che, all’incremento così alto del numero dei contagiati non corrisponde un analogo incremento dei numeri di coloro che necessitano delle cure ospedaliere e – cosa ancora più importante – dei decessi dovuti al Covid 19.

Basta dare alcuni numeri per capire cosa sia cambiato da gennaio ad oggi e come tale cambiamento abbia convinto Johnson a proseguire verso la strada delle riaperture: i nuovi casi provocati dalla variante Delta sono arrivati a oltre 27 mila in un giorno, con un incremento del 53 per cento in una settimana: e lo stesso Primo Ministro ha detto di aspettarsi che a breve si arrivi a oltre 50 mila casi al giorno, una cifra che si avvicina ai 60/70 mila di gennaio, al picco della seconda ondata. Ma con una differenza fondamentale: mentre a gennaio i ricoverati in ospedale per Covid erano 40mila, oggi il numero di chi ha bisogno di cure ospedaliere è di circa 1900 persone, e mentre allora un contagiato su dieci finiva in ospedale, adesso capita a meno di uno su 50.

Ad indurre maggiore ottimismo è però la statistica riguardante il numero di decessi: il ministero della salute britannico indica una media di 18 decessi giornalieri, 118 settimanali e addirittura una flessione seppure solo dello 0,8% nella curva complessiva. Un dato che, se paragonato ai giorni terribili di inizio gennaio, quando il coronavirus mieteva oltre 1.200 vite al giorno, induce grande ottimismo. Tuttavia, il dato sui decessi va analizzato con particolare cura: la curva è, infatti, sfasata sempre di un paio di settimane rispetto a quella dei nuovi contagi o dei ricoveri. Sarà fondamentale capire cosa accadrà intorno a metà luglio.

Insomma, nonostante la preoccupazione per un numero di contagi crescente l’Inghilterra non ha alcuna intenzione di rimandare il ritorno alla normalità, come invece aveva fatto in passato. Una domanda sorge ancora una volta spontanea: cosa sta facendo la differenza fra la situazione tragica dello scorso inverno e quella attuale? La risposta è sotto gli occhi di tutti: senza dubbi è l’effetto dei vaccini. Infatti, in Gran Bretagna due terzi della popolazione adulta è completamente immunizzata e l’85 per cento ha ricevuto almeno una dose. Infatti, i contagi si concentrano soprattutto fra i giovani, che risultano ancora in buona parte scoperti.

Nonostante i dati appena elencati, lo stesso Johnson ha ribadito che la pandemia non è finita e bisogna imparare a convivere con il virus, equiparando il Covid-19 a una semplice influenza: una similitudine che, come spesso capita quando si tratta del Primo Ministro inglese, ha alzato un polverone di critiche, molte delle quali dal mondo della medicina. Anche il presidente della British Medical Association, ai microfoni di Bbc Radio 4, ha criticato parte delle decisioni del governo. Affermando che togliere l’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici «non ha senso», vista la loro comprovata efficacia nel ridurre lo spettro dell’infezione.

Insomma, anche se la decisione non mette tutti d’accordo, la Gran Bretagna sarà il primo grande Paese al mondo a tornare alla piena normalità e a mettersi alle spalle la pandemia, nonostante il recente balzo dei contagi dovuto alla variante Delta. Si tratta indubbiamente di un rischio grosso, seppur supportato da numeri che al momento sembrano incoraggianti. Un rischio che il governo inglese ha voluto correre in nome di un’esigenza che si riflette in un principio da sempre considerato il cardine della democrazia britannica: restituire la libertà al popolo.