Il Regno Unito cerca personale: aziende offrono fino a diecimila sterline per restare in UK

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AEMORGAN

La pandemia da Covid-19 unita alla Brexit rappresentano, purtroppo, una combo micidiale per l’economia del Regno Unito. Questi due fattori hanno, infatti, spinto moltissimi lavoratori a scappare via dalla Gran Bretagna lasciando vacanti tantissimi posti da operatori socio-sanitari, commessi, camerieri e cuochi.

Come se non bastasse, continua a dilagare la “pingdemia” ovvero il forzato isolamento di migliaia di lavoratori per il contatto con un soggetto positivo. A scatenare questa reazione a catena, insieme alla variante Delta, è l’app di tracciamento sviluppata dal National Health Service (NHS) che avvisa la persona interessata dell’avvenuto contatto invitandola a rispettare un periodo di quarantena di 10 giorni.

Le conseguenze al momento sono molto preoccupanti in quanto, stando alle ultime ricerche, più di un milione di posti di lavoro sono vacanti e molte aziende stanno arrancando per colpa della mancanza di personale. Nello specifico si parla di quasi 85mila posti disponibili nel settore della logistica e altri 31mila nella vendita al dettaglio.

Per arginare il problema e attirare risorse umane alcuni imprenditori e datori di lavoro del mondo della ristorazione, dei servizi sociali e della vendita al dettaglio hanno, addirittura, previsto un bonus di ingresso all’assunzione. L’esempio più eclatante è quello di HC One, uno dei principali operatori nel servizio di assistenza domiciliare, che ha messo in palio un premio di diecimila sterline per due posizioni di infermiere notturno specializzato in Scozia. Una misura simile è stata adottata dalle aziende Asda, Tesco e Arla che al momento mettono a disposizione un bonus di ingresso di circa mille sterline ai nuovi dipendenti.

Tuttavia, il settore della ristorazione continua ad essere il più penalizzato in assoluto con 70mila posti disponibili tra cui 42mila per la mansione di chef. Per questo motivo pub e ristoranti hanno lanciato un’altra iniziativa adottando una politica di arrotondamento degli stipendi grazie alla maggiorazione del “service charge”, ovvero della somma aggiunta al conto e che è destinata totalmente al dipendente.