Lo sapevate che Londra ha vissuto un periodo chiamato “La grande Puzza”?

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AEMORGAN

Il Tamigi è ufficialmente rinato così come afferma un rapporto della Zoological Society of London inerente alle condizioni del fiume. Dopo diversi progetti di ripristino e di conservazione, infatti, moltissimi animali hanno ricominciato a popolare le sue acque rendendolo più vivo che mai.

Non tutti sanno, però, che qualche tempo fa le condizioni del celeberrimo fiume inglese erano davvero disastrose. Per colpa sua Londra ha addirittura vissuto un periodo chiamato “La grande puzza“: ecco di cosa si tratta!

“La grande puzza” di Londra: periodo storico e cause

A metà dell’Ottocento il Tamigi era, purtroppo, considerato e trattato come una vera e propria discarica. Al suo interno venivano gettate le cose più disparate: cibo avariato, escrementi umani, rifiuti dei macelli e anche prodotti chimici industriali. Le condizioni del corso d’acqua erano pessime tanto che tra il 1855 e il 1857 Charles Dickens lo descriveva così nel suo romanzo La piccola Dorrit: “Attraverso il cuore della città scorreva una fogna mortale, al posto di un bel fiume fresco“.

La situazione peggiorò quando nel 1858 le temperature in città iniziarono a sfiorare i 35 gradi. Il caldo anomalo, unito a tutti i rifiuti presenti nel Tamigi, causò inevitabilmente un odore disgustoso che proveniva proprio dall’acqua. Per questo motivo quel particolare periodo londinese fu chiamato “La grande puzza”.

Come si rimediò alla grande puzza londinese

Il Tamigi con il suo inquinamento già aveva causato le epidemie di colera nel 1831, nel 1832 e nel 1854. Nonostante ciò il fiume continuava a non essere sanato creando non pochi problemi alla popolazione. L’odore insopportabile de “La grande puzza” fu, finalmente, il pretesto per pulire e riqualificare il corso d’acqua.

Il progetto di sanificazione durò nove anni per un costo di 4,2 milioni di sterline, quindi più di cinque milioni di euro. A guidare i lavori fu Joseph Bazalgette, l’ingegnere che progettò una rete fognaria sotterranea così da non scaricare gli escrementi dell’uomo nel fiume. Fu allora che il Tamigi riprese il suo colore (e il suo odore) naturale!