Dire addio a Londra? I 5 buoni motivi che ci spingono a pensarlo davvero!

6722
AEMORGAN

Londra è una città diversa da tutte le altre. Una metropoli abituata ad incarnare, con grande disinvoltura, il ruolo di risposta alle innumerevoli e variegate istanze di intere generazioni. Chi decide di mettere piede a Londra, da qualsiasi parte del mondo lo faccia, vi giunge alla ricerca di qualcosa che in altri luoghi non è riuscito ad ottenere; di solito la ricerca ha buon esito. Altre volte, invece, si scappa ancor prima di iniziarla. Sì, perché questa città è tutt’altro che un posto semplice in cui vivere, ma, allo stesso tempo, è forse l’unico vero luogo al mondo capace di concedere un’opportunità a chiunque abbia voglia di cercarla. Detto questo, la domanda è, ci si può stancare davvero di questa città? Si può arrivare al punto di dire, basta, voglio andare via?

Nell’ultimo anno, complice soprattutto uno sciagurato connubio di fattori, emergenza Covid e Brexit in primis, sono state centinaia di migliaia le persone (fra questi tantissimi italiani) che hanno deciso dire addio alla grande metropoli britannica. Ma quali sono le ragioni più profonde che conducono a stancarsi di questa splendida città? Lungi dal voler rappresentare un esercizio di scientifica precisione statistica, proviamo a riflettere su quali potrebbero essere le ragioni più valide (ammesso che ve ne siano) per lasciare Londra.

Iniziamo dalla più ovvia, scontata, ripetuta così tanto da diventare l’immagine cartolina della città: il meteo avverso. Ogni volta che parlo di Londra con qualcuno che non la conosce, la prima domanda che ottengo è: ma davvero a Londra piove sempre? Vorrei sostenere la tesi secondo la quale Londra non è fra le città più piovose d’Europa (i dati dicono questo) e nemmeno fra le più fredde, e vorrei farlo incoraggiato da un bel sole di mezza estate. Ahimè, dovrò rinunciare all’incentivo meteorologico. Nonostante sia estate piena, al momento la temperatura dice 19 gradi e il cielo sembra un tetto grigio che di estivo ha ben poco. Davvero nulla di speciale se poi al cellulare continuano ad arrivare immagini di giubilo da parte di amici inconsapevolmente crudeli, intenti a godersi il sole e il mare nelle incantevoli spiagge del Bel Paese. Ed ecco che la voglia di scappare ti assale irrefrenabile.

Il meteo sì, può essere un buon motivo per scappare, ma ve ne sono altri il cui peso specifico ha una capacità di persuasione maggiore su chi cerca motivi per lasciare Londra. I prezzi delle case per esempio. A Londra, sia che tratti di affitto, sia (per chi se lo può permettere) che tratti di acquisto, i prezzi delle case sono fra i più alti d’Europa. La scelta, pertanto, non è così variegata: non rimane che optare per affitti a prezzi altissimi, che molto spesso portano via un intero stipendio; a meno che non si voglia vivere in una di quelle camere tugurio, in un appartamento condiviso con altre 8 persone.

Il Covid ha cambiato molto le abitudini di vita dei londinesi. In particolare, l’esplosione dell’home working ha trasformato le case in tanti uffici, svuotando le strade e i mezzi pubblici. Questo ha restituito alla maggior parte dei londinesi delle ore di vita che precedentemente erano costretti a trascorrere, inevitabilmente, come sardine schiacciate, in quella ferraglia mobile meglio conosciuta come Underground. Ora che la vita sta pian piano tornando alla normalità, non sono in tanti quelli disposti a farsi inghiottire nuovamente nella morsa frenetica della capitale inglese. Se prima, infatti, non era assolutamente raro sentir dire “io vivo vicino al mio ufficio; impiego solo 45 minuti per raggiungerlo”, oggi, nella maggior parte dei casi, pur di evitare tutte quelle ore sui mezzi pubblici, si sarebbe disposti a lasciare il Paese in cerca di fortuna altrove.

Londra, durante tutta l’esperienza della Gran Bretagna nell’Unione Europea, è stata sempre considerata un po’ come la (non ufficiale) capitale europea. Una metropoli a vocazione multirazziale e multiculturale, la cui caratteristica forse più evidente e apprezzata è tradizionalmente stata l’inclusività, la propensione all’accoglienza. La Brexit ha all’improvviso tranciato di netto anni di storia, riportando Londra ad un medioevo politico e sociale in piena idiosincrasia con le sue naturali inclinazioni. Ed ecco che, il non britannico che a Londra vive da decenni e che ne ha fatto la propria casa, all’improvviso si è sentito realmente straniero, perso nell’ingarbugliato dedalo di scartoffie da firmare e rinnovare ogni tot di anni per vedersi riconosciuto il diritto di rimanere sul territorio. Di certo non un invito a restare.

Una delle cose che mi ha immediatamente affascinato della vita a Londra è la semplicità con cui si poteva salire su un aereo per dirigersi, in ogni momento dell’anno, in qualche posto caldo o in qualche affascinate capitale. Prima del virus e della Brexit, viaggiare con frequenza era parte integrante della vita di quasi tutti i londinesi. Oggi Londra sembra più lontana da tutto e tutti. Un po’ per la Brexit, un po’ per l’emergenza Covid, uscire dal Paese, anche ora che nel Paese è tutto perfettamente aperto, e che la vita all’interno è tornata alla normalità, è un’impresa non da poco. Test Covid per entrare; ancora test al secondo e all’ottavo giorno dall’ingresso se non si è vaccinati (solo al secondo se lo si è); Paesi in verde, altri in rosso. Quarantena sì o quarantena no? No, non c’è più la quarantena! Attenzione però, solo se sei residente. Tampone molecolare o test antigenico? Bah! Vabbè sai che ti dico, quest’anno le vacanze si fanno a Brighton. Insomma, al momento chi vive in questo Paese è un po’ prigioniero di regole, a volte cervellotiche, tese solo a scoraggiare le persone a lasciare il Paese. Che questo sia giusto o sbagliato nell’ottica del contenimento del virus cambia poco la sostanza delle cose: il paradosso, infatti, è che al momento da questa città non è facile né entrare né uscire.