Il Tamigi rinasce: è boom di baby foche a Londra

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AEMORGAN

Il Tamigi sta iniziando ad avere nuovamente un ecosistema vivo e vegeto. Negli anni ’50, il fiume di Londra era praticamente morto biologicamente a causa dell’inquinamento eccessivo, ma adesso si sta finalmente assistendo a un’inversione di tendenza: la fauna del Tamigi sta riprendendo vita e ne è testimonianza il numero crescente di foche nate alla foce del corso d’acqua negli ultimi tempi.

È da inizio luglio che la Zoological Society of London (ZSL) sta conducendo un censimento delle foche comuni che per la prima volta includerà anche i cuccioli nati sulle coste del Kent e dell’Essex. Come riporta il sito GreenReport.it, la ZSL ha spiegato che: “L’estuario del Tamigi è da lungo tempo conosciuto come un habitat importante per le foche comuni adulte: ora, con  il nostro primo sondaggio specifico sull’estuario del Tamigi, speriamo  di dimostrare anche quanto questo habitat sia vitale come habitat riproduttivo per questi mammiferi marini”.

I dati parlano chiaro: l’anno scorso, la stima era di 1104 foche comuni e di 2406 foche grigie nell’estuario del Tamigi, un aumento compreso tra il 14 e il 19% rispetto al 2016. “Queste scoperte positive supportano l’idea che l’odierno Tamigi non sia la stessa “fogna a cielo aperto” inquinata e biologicamente morta che era negli anni ’50, ma che in realtà abbia ancora una fiorente fauna selvatica”.

Tuttavia, la ZSL sottolinea che c’è ancora molto lavoro da fare per salvaguardare le foche e gli altri “abitanti” del Tamigi e il censimento è un buon modo per capire quanto sia popolato l’estuario del fiume. “Queste foche sono i predatori al vertice nell’estuario. Sapere quante ce ne sono è un ottimo indicatore della salute dell’estuario, quale habitat è disponibile per loro e quale fonte di cibo è disponibile. In particolare, capire quanti cuccioli hanno, ci dirà molto sul potenziale riproduttivo della popolazione. Si aggiungerà alla baseline esistente che abbiamo grazie a 5 anni di indagini demografiche”, ha spiegato la biologa della SLZ Thea Cox alla BBC.

Il numero di foche è senz’altro iniziato ad aumentare da quando la caccia alla foca è stata bandita negli anni ’70, permettendo ai mammiferi marini di tornare sulle coste del Regno Unito. Tuttavia, non mancano le minacce, dall’inquinamento marino (soprattutto la plastica), la scarsità di cibo e malattie letali, come il virus che nel 2002 uccise un quarto delle foche comuni che vivevano sulla costa est dell’Inghilterra.

“Abbiamo visto aumentare i numeri, il che è una notizia brillante, ma questo non vuol dire che non siano ancora soggette a minacce. Tra queste potrebbero esserci i progetti di costruzione sull’estuario, i progetti di dragaggio e il disturbo in generale causato dall’utilizzo antropico dell’estuario”, ha sottolineato la Cox.