Cosa fanno gli italiani a Londra? Lo scenario dei nostri connazionali post Brexit

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AEMORGAN

Italiani a Londra: cosa succede dopo la Brexit?

Da quando la Brexit è divenuta effettiva, e anche le ultime proroghe per la richiesta di documentazioni sono ormai scadute, in Gran Bretagna e soprattutto a Londra, città internazionale per eccellenza, si respira un’aria del tutto diversa.

A fare le spese dell’esito del referendum e relativa applicazione, che prevede l’uscita dall’Unione Europea del Regno Unito, con tutto ciò che ne consegue, sono infatti tutti coloro che non hanno avuto modo di richiedere il settled o pre-settled status e in generale chi può dirsi ancora straniero nel Paese.

Tra questi, ovviamente, le migliaia e migliaia di italiani che vivono a Londra: com’è cambiata la vita dei nostri connazionali in UK e come si stanno adattando alle nuove situazioni venutesi a creare? Scopriamolo insieme.

Italiani a Londra: entrata, affitti, visite, tasse e molto altro

Molto importante e urgente la questione lavorativa, di solito motivo principale per cui ci si trasferisce in un altro Paese. Ora come ora, infatti, è necessario affrontare l’iter del sistema di immigrazione a punti, il points-based immigration system, che valuta competenze e garanzie offerte (dal punto di vista finanziario e di conoscenza della lingua) e che richiede una sponsorship o in ogni caso la premessa di un impiego altamente qualificato. Più semplice il processo analogo relativo a motivi di studi, per quanto sia sempre necessario offrire alcune garanzie all’Home Office.

Chi invece aveva lavori o percorsi di studio già in essere può stare relativamente tranquillo e ormai avrà già ricevuto comunicazioni ufficiali (dall’azienda o dall’istituto scolastico) riguardanti il periodo che potrà ancora trascorrere nel Regno Unito.

Per quanto riguarda la sistemazione e dunque gli affitti, sarà invece cura del padrone di casa e delle agenzie di controllare in anticipo lo status e i relativi documenti degli affittuari e di tutti coloro che risiedono nella proprietà. In questo senso se il permesso di soggiorno ha un limite, il proprietario dovrà assicurarsi che non venga violato e provvedere dunque a contestuali controlli nel periodo di scadenza del visto (turistico o lavorativo che sia).

Per quanto riguarda le visite parentali, o di amici o partner di qualsiasi tipo, in generale i visitatori europei possono rimanere fino a 6 mesi senza una Visa, fermo restando il divieto di trovare un lavoro o di vivere surrettiziamente in Gran Bretagna con visite frequenti.

I passaporti dovranno avere almeno la durata del periodo di permanenza (si consigliano però 6 mesi minimo) e potrebbero essere richiesti dettagli riguardo l’alloggio, la situazione finanziaria e il viaggio di ritorno.

Nessun problema, inoltre, per quel che riguarda l’uso di automobili e dunque patenti internazionali: quella italiana è ancora accettata tranquillamente. Un capitolo a parte lo meritano gli animali da compagnia, che possono essere portati nel Regno Unito se siete in possesso di un passaporto per animali, rilasciato dall’Italia o qualsiasi altro stato UE. Stranamente non è vero il contrario, ovvero un passaporto britannico non è valido per l’entrata in Europa o il Nord Irlanda.

Per quanto riguarda le tasse, infine, l’UK ha un accordo con l’Italia che fa sì che non vengano pagate in entrambi i Paesi, dunque la consulenza di un commercialista è raccomandata ma si tratterà di un appuntamento molto veloce.