Elezioni in UK, Theresa May vince ma non ha la maggioranza: cos’è l’Hung Parliament?

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AEMORGAN

Theresa May ha vinto, ma in realtà ha perso. Jeremy Corbyn non può dire di avere vinto, ma è l’unico a potere festeggiare dopo queste rocambolesche elezioni anticipate che si sono tenute giovedì 8 giugno. In questa lunga notte di spoglio, si è arrivati a confermare una situazione di stallo già prevista al termine del turno elettorale con gli Exit Poll: il Regno Unito è un Paese diviso e il tentativo del Primo Ministro di creare una maggioranza “forte e stabile” è fallito.

Come si è arrivati alle elezioni

Quello che è successo negli ultimi mesi è noto: il referendum popolare di giugno sulla Brexit, con cui il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea, ha diviso fortemente il Paese. Nei giorni seguenti abbiamo assistito alla formazione di un nuovo governo conservatore guidato da Theresa May, dopo le dimissioni dell’ex Primo Ministro David Cameron, che si è battuta per affermare una linea di Hard Brexit, ossia di uscita totale dall’UE, senza rimanere nel mercato unico.

Dopo ricorsi e qualche ostruzionismo da parte della Camera dei Lords, il Primo Ministro ha attivato ufficialmente l’iter per iniziare le negoziazioni sull’uscita del Regno Unito dall’UE lo scorso 29 marzo 2017.

A questo punto, viste le divisioni nel Parlamento, Theresa ha voluto tentare il colpo grosso: tenendo conto dei sondaggi che davano il Partito Laburista di Jeremy Corbyn ai minimi storici con ben 21 punti di stacco rispetto ai Conservatori, il PM ha indetto elezioni anticipate per l’8 giugno nella speranza di ottenere una maggioranza Tories ancora più ampia alla Camera dei Comuni.

I risultati delle elezioni politiche

Tuttavia, nelle ultime settimane si è iniziato a percepire che il voto popolare sarebbe stato orientato in una direzione diversa rispetto alle attese e così è stato: i Conservatori di Theresa May hanno ottenuto 315 seggi sui 650 della House of Commons. I Tories rimangono il Partito di maggioranza, ma hanno perso ben 12 seggi, non superando più così la soglia dei 326, che garantisce a un Partito di governare da solo.

Chi ha rimontato molto nelle ultime settimane è il Partito Laburista, considerato fino a poco tempo fa sull’orlo del fallimento: i Lab di Jeremy Corbyn hanno guadagnato 261 seggi, 31 in più rispetto a quelli ottenuti alle elezioni del maggio 2015. Guadagnano 3 seggi in più anche i Lib Deb (12) – l’ex leader del partito, Nick Glegg, non è stato però confermato parlamentare – 1 seggio i Verdi e due, andando a 10, il Democratic Unionist Party (DUP).

Rispetto al 2015, perde ben 19 seggi anche lo Scottish National Party, che nelle elezioni precedenti aveva beneficiato soprattutto dell’effetto post- referendum sull’indipendenza della Scozia, mentre lo Ukip perde l’unico parlamentare che aveva, ottenendo in totale meno del 2% di voti (il 10.8% in meno rispetto a due anni fa).

Le conseguenze: cos’è l’Hung Parliament

Theresa May, quindi, vince ma perde allo stesso tempo: non solo non ha ottenuto una maggioranza più ampia di quella che aveva in precedenza, ma nemmeno sufficiente a governare da sola. La sua posizione, quindi, invece di uscirne rafforzata, è più fragile che mai (nonostante abbia escluso di dimettersi).

Il sistema elettorale britannico è pensato per garantire a un partito di ottenere la maggioranza dei seggi e governare da solo (la Regina nomina PM il capo del Partito di maggioranza), ma in rari casi si può arrivare a  una situazione come quella di oggi, chiamata Hung Parliament, già verificatasi nel 1974 e nel 2010.

Cosa accadrà ora? In caso di Hung Parliament, il leader del partito che ha ottenuto più seggi ha la possibilità di provare a formare un nuovo governo. Questo può avvenire in due forme: un’opzione è formare una coalizione con altri partiti, offrendo ministeri anche ai membri di partiti di coalizione su un’agenda condivisa; l’altra è trovare un accordo più informale, conosciuto con il nome di “confidence and supply”, con il qual i partiti più piccoli si dicono d’accordo nel supportare i progetti di legge principali di un governo di minoranza.

Theresa May, quindi, può adesso cercare di formare una coalizione formale con gli altri partiti (probabilmente con il DUP), con cui riuscirebbe ad avere una maggioranza stabile, oppure può provare ad accordarsi con i partiti più piccoli: in questo caso si avrebbe un governo di minoranza con il supporto dei partiti più piccoli nelle votazioni più importanti.

Nel caso i conservatori dovessero fallire entrambi i tentativi, Jeremy Corbyn potrebbe provare ad accordarsi con SNP, Lib Dems, il partito nazionalista dell’Irlanda del Nord e i Verdi per formare un proprio governo, ma rimane uno scenario improbabile.

Le negoziazioni sono già iniziate, ma per una risposta certa dovremo aspettare il 19 giugno, quando il Parlamento darà (o meno) il suo voto di fiducia al nuovo governo proposto.