Grenfell Tower: a 5 anni dal rogo, cosa sappiamo?

1065
AEMORGAN

Sono passati 5 anni dalla terribile notte del 14 giugno 2017, quando la Grenfell Tower di Londra bruciò per tutta la notte. Un incendio in cui persero la vita 73 persone, tra cui due giovani italiani, Gloria Trevisan e Marco Gottardi. Erano a Londra da meno di tre mesi per motivi di lavoro. Ma a che punto sono le indagini, e cosa sappiamo delle responsabilità di quel rogo?

Abbiamo ancora le immagini ben impresse nella memoria. Impossibile dimenticare quando le fiamme inghiottirono improvvisamente la Grenfell Tower, a causa della scintilla di un frigorifero difettoso. In una manciata di ore, il rogo si è esteso a tutti i 300 appartamenti del grattacielo, creando un inferno durato 48 ore.

Ci sono voluti due anni di inchiesta per capire gli errori e la serie di lacune che hanno portato, almeno parzialmente, a questo tragico risultato. Sapevamo già che la preparazione dei vigili del fuoco era inadeguata, e che la centrale operativa aveva inizialmente sottovalutato le chiamate al 999. Inoltre, la ristrutturazione della torre non sarebbe stata portata avanti con materiali adeguati. Ora però i nodi iniziano a venire al pettine, e il lavoro d’inchiesta dovrebbe concludersi entro agosto di quest’anno. Ma per ascoltarne i risultati, e conoscere i responsabili, se ne riparlerà almeno nel 2024.

Una Serie di Tragici Errori

Le alle associazioni di cittadini nate spontaneamente, intanto, chiedono giustizia e hanno stilato una serie di 126 quesiti cui le autorità dovranno dare una risposta. Le responsabilità del pubblico e del privato, senza dimenticare quella dei produttori dei pannelli isolanti, nonché la lentezza della macchina dei soccorsi, fino ad arrivare all’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza.

Una serie di imperdonabili negligenze che ha fatto di Grenfell Tower una “trappola mortale.” “Moltissime cose andarono storte quella sera” spiega Antonio Roncolato, uno dei sopravvissuti. “La verità deve uscire e sta uscendo pian piano attraverso l’inchiesta pubblica, ma noi siamo qui per continuare a monitorare e a ricordare all’opinione pubblica quanto sia importante arrivare ai colpevoli”.