Uber, via il blocco: potrà continuare a operare a Londra

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AEMORGAN

Alla fine la sentenza è arrivata e, contrariamente ai pronostici, Uber potrà continuare a operare nella città di Londra; il giudice ha infatti ribaltato il blocco imposto dagli enti regolatori cittadini e le ha garantito una licenza di altri 18 mesi.

La querelle giudiziaria va avanti da tempo, e non solo nel Regno Unito. L’anno scoro, Transport for London (TfL) aveva ritirato la licenza a Uber per la seconda volta di seguito, dopo aver individuato alcune “lacune ricorrenti” nella gestione della sicurezza degli utenti. Ci si era infatti accorti che, a causa di un bug nei sistemi, un malintenzionato poteva caricare la propria foto sugli account degli autisti autorizzati e prelevare i passeggeri al posto loro. Uno scenario che, in linea puramente teorica, sarebbe potuto avvenire in almeno 14.000 corse.

Questa falla è stata poi turata lo scorso aprile, con l’introduzione di un sistema incrociato di verifica dell’identità dell’autista basato sul riconoscimento facciale e le recensioni degli utenti; tant’è che il giudice Tan Ikram, chiamato a deliberare nella giornata di ieri, ha affermato di serbare “ragionevole fiducia” sulla piattaforma di corse globali; Uber, ha spiegato, “non pone più un rischio per la sicurezza pubblica.” Anzi:

“Nonostante le storiche manchevolezze, trovo che Uber sia ora più che adeguata per gestire una licenza come operatore PHV (private hire vehicle) a Londra.”

Risultato: gran successo per il CEO della società, rinnovo della licenza per almeno 18 mesi, e balzo in Borsa del 6% nel trading premarket, con un +3% confermato alla riapertura dei mercati.

“Questa decisione” ha gorgheggiato lieto Jamie Heywood, regional general manager per l’Europa del Nord e dell’Est di Uber, “è un riconoscimento dell’impegno nella sicurezza di Uber, e continueremo a lavorare in modo costruttivo con TfL. Non c’è niente di più importante della sicurezza delle persone che utilizzano l’app Uber, mentre continuiamo ad aiutare Londra a spostarsi.”

Manco a dirlo, non la pensa così Steve McNamara, segretario generale della Licensed Taxi Drivers’ Association, l’associazione degli iconici taxi in livrea nera di Londra. “La decisione di oggi è un disastro per Londra” ha tuonato, commentando la sentenza.

“Uber ha dimostrato in più di un’occasione di non essere semplicemente meritevole di fiducia nel mettere i profitti e la sicurezza dei londinesi e degli altri utenti stradali al di sopra del profitto. È triste constatare come Uber sia troppo grande da regolamentare, ma troppo grande per fallire.”

D’altro canto, fino al momento della pandemia, Uber stava registrando in UK uno dei suoi successi più grandi; il gran numero di vetture disponibili e i prezzi abbordabili infatti avevano conquistato il grande pubblico, attirando tuttavia le ire dei tassisti che si trovavano di punto in bianco un temibile competitor. A differenza dei taxi tradizionali, tuttavia, Uber è stata criticata da alcuni dei suoi autisti per le paghe basse e la mancanza di benefit. La sentenza di oggi, dunque, rimette tutto in discussione.