Coronavirus Londra, l’allarme degli scienziati per la seconda ondata

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AEMORGAN

Gli studiosi della Brunel University lanciano l’allarme. In quasi tutti gli scenari previsti, infatti, a Londra si verifica sempre una seconda ondata di contagi da Covid-19. È tempo di iniziare ad abituarsi a questa concreta possibilità.

Grazie agli studi effettuati in tutto il mondo sulla pandemia, gli scienziati sono riusciti a creare un software Open Source capace di simulare l’andamento dei contagi in base a una infinità di parametri come la chiusura di certi negozi o la quarantena imposta in determinate aree della città. Il risultato è una serie di casistiche molto attendibili sul futuro che ci aspetta nel breve e medio periodo.

E quel che preoccupa di più è proprio l’elevatissimo grado di probabilità di questa tendenza: le cose probabilmente peggioreranno. A prescindere dalle misure messe in atto, infatti, una seconda ondata resta plausibile “in quasi tutte le casistiche” e in tutti i borghi di Londra testati. La buona notizia, se non altro, è che l’impatto dovrebbe essere inferiore alla prima ondata.

“L’idea che il supermercato sotto casa possa finire in una simulazione è molto raro” ha spiegato il Prof. Derek Groen, docente di simulazione e modellizzazione all’Università Brunel di Londra. “Le nostre simulazioni consentono alle autorità di studiare l’impatto di azioni quali la chiusura di un supermercato locale, o l’aumento delle restrizioni in una scuola o in determinati tipi di business ad ogni livello.”

Le simulazioni più complete sono state fatte per Brent, Ealing, Hillingdon, e Harrow; altre, meno sofisticate, invece per Westminster, Kensington, Fulham e Chelsea. Nelle simulazioni complete, si considerano diversi scenari e li si confronta tra loro:

  • Nessuna misura
  • Lockdown completo
  • Lockdown “dinamico”, cioè caratterizzato da una serie di interventi molto specifici, studiati col bisturi in base alle contingenze del momento.

Il risultato di una simulazione consiste in una mappa OpenStreetMaps con i livelli di infezione divisi per area; ciò consente agli scienziati di capire dove nascono i focolai, e come si spostano durante i picchi.

“I modelli preconizzano decisamente una seconda ondata in quasi tute le casistiche, sebbene sembri molto meno profonda della prima ondata, ma d’altro canto potrebbe durare di più.”

Questo prezioso strumento software, chiamato FACS Project e sovvenzionato coi fondi UE, verrà raffinato nel corso del tempo; e poiché è Open Source chiunque può scaricarlo, migliorarlo e usarlo a proprio vantaggio.

“Speriamo che altri possano scaricare il codice sorgente e creare simulazioni per le proprie aree locali” ha chiosato il Prof. Imran Mahmood. “Potrebbero farne uso i consigli comunali o addirittura i volontari di zona, per farsi un’idea di come il Covid-19 si spande nella loro comunità. Probabilmente non è alla portata di un profano, ma quanti hanno dimestichezza con le simulazioni edilizie non avranno difficoltà.”