Brexit, colpo di scena: Corbyn vuole un secondo referendum, e i Labour voteranno per Remain

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AEMORGAN

Snervante come una soap opera di seconda categoria e avvincente come una serie Netflix (scommettiamo che tra qualche anno la vedremo in tv?), lo psicodramma sulla Brexit non lesina coi colpi di scena. Dopo un lungo tira e molla che ha portato al disastro delle Europee del 26 maggio, il leader del Labour Jeremy Corbyn ha finalmente sciolto le riserve e preso una decisione ufficiale: il suo partito si schiera a favore di un secondo referendum, e si impegna a sostenere l’opzione Remain. Poi, già che c’è, lancia anche il guanto della disfida al prossimo premier conservatore.

In una lettera aperta agli iscritti del proprio partito, Corbyn ha imboccato la strada di una seconda consultazione popolare, lanciando anche la stoccatina a Boris Johnson e Jeremy Hunt (il primo dei due che subentrerà a Theresa May): “Chiunque diventerà Primo Ministro dovrà garantire un nuovo passaggio popolare, e sottoporre a un voto pubblico il suo accordo o un no deal. In tal caso, voglio rendere chiaro che il Labour farà campagna per il Remain contro qualunque accordo Tory che danneggi l’economia e i posti di lavoro“. Detta in altre parole, niente divorzio à la No Deal considerato eccessivamente “dannoso” per i sudditi di sua maestà. E soprattutto, sì all’inclusione della terza opzione nel referendum: quella di fare pari e patta, restare nella UE e lasciare tutto com’è.

La decisione era nell’aria da tempo, ma ora si ammanta di ufficialità. E la virata era necessaria, dato l’atteggiamento ondivago e decisamente poco chiaro dimostrato dall’opposizione sulla faccenda.

E l’unico modo di recuperare la situazione, ça va sans dire, è di tornare al più presto alle urne. “Dopo nove anni di austerità, troppe persone di questo paese non riescono a trovare un lavoro decente e ben pagato, e finiscono col fare affidamento sui servizi pubblici che tuttavia hanno subito pesanti tagli”. Pertanto, ha chiosato, “abbiamo bisogno di un governo laburista che ponga fine all’austerity e ricostruisca il nostro paese per molti e non per i pochi.”

Peccato che nessuno spieghi cosa accadrebbe nell’improbabile caso (almeno stando ai sondaggi odierni) che i laburisti finissero al governo. Che ne sarebbe della Brexit e del percorso fin qui avviato? Si ricomincerebbe da capo con nuove negoziazioni? In questo caso, siamo certi che la UE accetterebbe di rimandare nuovamente le scadenze?

Dal canto suo, Corbyn ripropone il piano di Brexit avanzato dal Labour e basato su unione doganale, mercato unico e protezione dei regolamenti vigenti su ambiente e diritti dei lavoratori. Un approccio che ha causato vibrate polemiche, e che si pone in contrasto con il manifesto elettorale del 2017 con cui il partito si impegnava a rispettare il risultato del referendum sulla Brexit. E se a questo aggiungiamo che circa un quarto dei suoi elettori è pro-Leave, il quadro che ne emerge è davvero sconfortante e intricato. Come una puntata di Beautiful, per l’appunto.