Brexit, il Parlamento boccia anche l’ipotesi no deal: cosa è successo e cosa significa

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AEMORGAN

Accordo sulla Brexit: è no all’ipotesi no deal

Dopo avere rigettato l’accordo sulla Brexit rinegoziato da Theresa May con l’Unione Europea, la Camera dei Comuni britannica si è espressa stasera, mercoledì 13 marzo, contro l’ipotesi di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza un accordo.

312 deputati (contro 308) hanno votato a favore dell’emendamento, proposto dai laburisti e dai Tory moderati, per escludere che il Governo britannico possa decidere di lasciare l’UE senza aver prima raggiunto un “accordo di recesso e una cornice sulle relazioni future”, senza eccezioni di circostanze o tempistiche.

Si tratta di una sconfitta per Theresa May: anche se di base contraria a un no deal, questo emendamento esclude la possibilità di un’uscita senza accordo in qualunque circostanza, mentre questo rimane comunque il mezzo “di default” per portare avanti la Brexit in caso di negoziati fallimentari.

La House of Commons, poi, ha ribadito il suo pensiero bocciando il secondo emendamento presentato alla Camera, il così detto compromesso Malthouse, in base al quale si chiedeva che, se entro il 22 maggio a mezzanotte non si fosse raggiunto un accordo dopo la proroga sulla Brexit, si sarebbe optato per il no deal (sebbene garantendo un periodo transitorio fino al 2021). Infine, i deputati hanno votato a favore di una terza mozione definitiva per escludere la possibilità di uscita dall’UE senza accordo con  321 sì e 278 no.

Accordo sulla Brexit: cosa farà adesso Theresa May?

Theresa May ha ribadito che il no deal resta in realtà “lo sbocco di default in mancanza di un accordo o di un rinvio”. Vista la contrarietà del Parlamento a questa ipotesi, tuttavia, domani, giovedì 14 marzo, si ritornerà a votare per decidere se il Governo debba chiedere a Bruxelles un’estensione dell’art. 50 e quindi, di fatto, rimandare la Brexit oltre il 29 marzo. In caso di voto positivo, comunque, il 21 marzo, saranno gli Stati Membri dell’UE a decidere all’unanimità se concedere o meno il prolungamento, in base sempre a quanto previsto dall’articolo 50 TUE. In caso di “no” da parte dell’Unione, infatti, il Regno Unito lascerebbe comunque l’UE senza accordo.

Quanto durerà l’eventuale rinvio della Brexit?

La premier britannica ha parlato di “breve rinvio”: nelle sue intenzioni, quindi, il prolungamento dei negoziati servirebbe per tentare di raggiungere una nuova intesa con Bruxelles, chiedendo al Parlamento di supportare il suo accordo di base. Il breve rinvio può sembrare inutile ma è legato a un altro problema: le Elezioni Europee di maggio. Se il Regno Unito è ancora dentro l’UE, infatti, dovrà eleggere i suoi parlamentari. Theresa May, comunque, non ha escluso la possibilità di un rinvio prolungato che potrebbe estendersi fino a luglio.

La Commissione Europea, dal canto suo, vorrebbe evitare che i negoziati si estendessero oltre il 21-22 maggio, ma non è possibile sapere se andrà veramente così. In UE c’è anche l’ipotesi di un rinvio della Brexit al 2021, sebbene Theresa May non sia d’accordo con questa opzione, sostenendo che tradirebbe lo spirito del referendum.